Abbiamo tutti una canzone di De Gregori in tasca. Anche chi non lo ammette ha canticchiato “buonanotte fiorellino” e ha pensato come mai i “gatti guardano nel sole mentre il mondo sta girando senza fretta” oppure ha cancellato il nome di qualcuno dalla sua facciata. De Gregori è la colonna sonora di molte generazioni e ho scoperto che è molto amato da quelli che impazziscono per i Maneskin, per Fedez e anche da quelli che amano la musica underground. Il Principe è il Principe e i suoi settant’anni sono la risposta a chi ama la sua musica. Soprattutto le sue parole, le sue metafore, le sue frasi: “se per caso avevi ancora quella foto in cui tu sorridevi e non guardavi” e, ancora: “il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette” e la famosissima “andiamo avanti tranquillamente”. De Gregori è il biglietto dei baci perugina della nostra generazione, è l’America vista in un certo modo “se avessi potuto scegliere tra la vita e la morte avrei scelto l’America”, è la risposta perfida scritta in dolcissimi versi nei confronti di qualcuno che non ti amava “bene, se mi dici che ci trovi anche dei fiori in questa storia sono tuoi”; il principe è la storia “siamo noi, nessuno si senta escluso”, è il canto delle sirene, è tutto dentro i “due minuti è quasi giorno, è quasi casa, è quasi amore”. Ecco, Francesco De Gregori è amore incondizionato per molti, sdolcinato per altri, inutile per qualcuno, genio e poca sregolatezza, per comodità chiamato artista ma non poeta. Schivo, lontano dai riflettori, poco empatico, bravo cantante (glielo disse un giorno Lucio Battisti: “tu sai cantare”) un grande scrittore di piccoli racconti che non reggerebbe, forse, la struttura di un romanzo (come, per esempio Guccini). De Gregori, qualcuno lo sa, è il mio cantante preferito. Ho tutti i vinili, i Cd, le musicassette, è la mia colonna sonora quasi quotidiana. Tutti abbiamo un De Gregori nel cassetto. Non fate i furbi e tiratelo fuori e buttatelo quel benedetto ed enorme cuore tra le stelle, andate oltre l’azzurro della tenda, e senza ali e senza rete provate a volare via. Ce lo meritiamo il Principe, eccome se ce lo meritiamo. Buon compleanno Francesco, che sai cantare e mischiare le parole come pochi e, guardandoti negli occhi forse ti ritrovo un po’ più vecchio. Ma solo un po’.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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