Ogni tanto, qui in fondo al bunker, mi vengono pensieri pesanti e mi chiedo se ho fatto una cazzata ad abbandonare il mondo là fuori, se la vita a contatto con le persone (con voi, in pratica), per quanto impegnativa sia qualcosa a cui un uomo non può rinunciare. Poi però mi faccio un giro sulle vostre bacheche e nel mio animo torna il sereno. Ho visto che vi siete indignati per bene contro quei poveri cristi della nave Acquarius. Ho visto che vi siete messi a ragionare di geopolitica, fino a dire che non si tratta di disperati ma di milizie che vengono per colonizzarci: giovani maschi in salute tutt’altro che deperiti eccetera eccetera. Vi ho anche sentito dire (registro scrupolosamente ogni cosa che scrivete, cosa pensavate?) che sono parassiti e che non possiamo mantenerli. Ora, a parte che per lo più sbarcano qui per raggiungere il resto dell’Europa solo perché sbarcare in Danimarca presenta qualche ostacolo, e a parte i punti di PIL prodotti da quelli che si fermano, ma quando dite che non possiamo mantenerli, esattamente, a cosa pensate? Mi spiego meglio: di fronte a un dodicenne non accompagnato, perché quelli che potevano accompagnarlo sono stati mangiati chi dagli avvoltoi e chi dai pesci, di fronte a un bambino che è uscito dal grembo della madre senza mai aver sfiorato un solo atomo di polvere d’Africa perché partorito su un barcone, di fronte a questi casi, quando dite che non possiamo mantenerli, esattamente, a cos’è che pensate di non poter rinunciare? All’ultimo modello di iPhone? All’inaugurazione del Phi Beach? A un altro paio di scarpe Suola Rossa? Oppure a queste cose avete già rinunciato e ora vi serve qualcuno con cui prendervela? Io lo so che è dura eh, non è che non lo sappia (Equitalia, Abbanoa, le rate della macchina, il condominio, la spazzatura ecc), ma prima di fare il tifo per chi chiude i porti (compresa la Spagna che ieri, dopo mesi passati a sparare, ha deciso di accogliere) chiedetevi se tra tutte le cose a cui vi sembra di rinunciare, non stiate buttando nel cesso l’unica che potrebbe salvarvi dall’abisso: quel pezzo di anima che vi è rimasta incastrata tra le costole e che magari scambiate per una nevrosi o per un principio di infarto. Io non ho letto moltissimi libri in vita mia. Meno di quelli che avrei voluto, mano di quelli che leggerò nel buio del mio rifugio, da qui in poi. Ma due ve li devo suggerire: li ha scritti un marsigliese, un figlio di emigrati. No, non era algerino il padre, era napoletano. Lui si chiamava Izzo, Jean-Claude. Il primo si intitola “Marinai perduti” ed è la storia di uomini che vivono su una nave bloccata nel porto di Marsiglia, perché l’armatore è sparito, perché non c’è lavoro, perché la guardia costiera li ha bloccati in porto ecc. E vivono una specie di naufragio burla, perché sono a terra, scendono dalla nave, girano per la città ma sono comunque naufraghi. L’altro è “Il sole dei morenti”. Non è la storia di un africano nero ma di un europeo bianco; un francese normale che inizia col perdere il lavoro, poi la macchina, poi la moglie, poi il figlio, poi la casa poi, piano piano, tutto il resto. Gli resta solo il suo corpo, i suoi pensieri, il suo essere vivo e l’istinto di non morire, e il sole che tramonta sul golfo di Marsiglia, anche per lui che ormai è solo un clochard. Leggetelo, così vi renderete conto che quel clochard siete voi. Il libro è del 1999, scritto molto prima degli sbarchi, dell’attacco alle torri gemelle e della bolla immobiliare dei Subprime. Un tempo in cui la ricca Europa era già piena di gente stronza.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
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Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
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Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
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Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
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