Quando noi eravamo ragazzini la maggior parte delle mamme non lavorava. I loro occhi vigili li sentivamo addosso per tutto il giorno, poggiati sulle nostre spalle 24 ore su 24. Ora le donne, per fortuna, hanno conquistato una loro autonomia professionale, ma il diametro di quella vigilanza fisica e psicologica si è ristretto e concentrato nell’arco della giornata.
Quando noi eravamo ragazzini avevamo una rete affettiva solida e allargata: eravamo figli anche del quartiere, della vicina di casa che, scuotendo il tappeto dal terrazzo, ne approfittava per buttare uno sguardo attento ai nostri giochi di strada e nonostante non ci avesse partoriti era una mamma anche per tutti noi. Eravamo figli del bottegaio, dal quale andavamo a fare pipì o a bere, perché arrivare a casa era più complicato e prevedeva una sospensione troppo lunga dei nostri giochi. Ora i piccoli esercenti sono stati decimati dalla crisi e ai ragazzetti sono stati sottratti anche quei frammentati punti di riferimento.
Quando noi eravamo ragazzini gli episodi di bullismo erano confinati al contesto che li generava: scuola, gruppetto di strada, squadra sportiva; duravano lo spazio di qualche ora, iniziavano e finivano lì. Ci potevamo allontanare e avevamo il tempo di tirare il fiato, ricaricandoci di affetto in quel microcosmo protetto e distante dalle vessazioni. Avevamo la possibilità di immergerci, senza interferenze, in altri luoghi e altri contesti che ci facevano sentire amati, protetti e al sicuro. Ora i tormenti e le persecuzioni viaggiano sul filo della rete, senza soluzione di continuità. E’ una tortura sfiancante che non concede nemmeno il tempo di una risacca. Strappa certezze, riduce in polpette l’autostima e lascia sderenati.
Adesso i ragazzini sono talmente fragili, confusi e disorientati che per il bullismo arrivano a togliersi la vita. Voi ricordate suicidi per lo stesso motivo una trentina di anni fa?
Vi pare che nel bullismo tra ieri e oggi l’unica differenza la facciano i social? Se la vostra risposta è affermativa, io alzo le braccia.
E delle due l’una: o sollevate gli occhi dai libri e venite a sporcarvi le mani in trincea, osservando il fenomeno da vicino, oppure vi lascio tranquilli e felici a pontificare sulla teoria.
Ma ci sarebbe anche un’altra alternativa: argomentare sapientemente di bullismo sulla base dei servizi visti a La Vita in Diretta e Mattino Cinque, come del resto state facendo.
E a culo tutto il resto!
[foto http://www.rotafixa.it]
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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