Cosa accade ai nostri giovani? Perché questo rigurgito di violenza gratuita, questo accanimento nei confronti dei loro coetanei? E’qualcosa di nuovo, di già visto, già macinato negli anni o è invece un modo inconsueto di liberare adrenalina? Ci sono diversi punti di vista che non concordano: C’è chi dice che queste cose ci sono sempre state: le risse tra ragazzini sono la palestra della vita, almeno secondo una corrente di pensiero e c’è chi, invece, appare seriamente preoccupato da questa recrudescenza gratuita, da questi branchi di cuccioli che attaccano quasi sempre un ragazzino inerme. E’ successo a Olbia ma succede tutti i giorni in molte parti d’Italia.Il tutto viene poi inserito nei vari canali social dove si attendono i vari “like”degli amici. Quello che si è modificato nel corso degli anni non è il modo con cui le risse vengono costruite quanto gli strumenti che sono utilizzati e il telefonino con la telecamera è il protagonista principale. Le scene vengono velocemente montate e postate su canali dove gli adulti poco bazzicano in quanto occupati a postare foto di gattini su facebook divenuto ormai un ritrovo per anziani, a volte incazzati, ma lontani dal mondo reale. I giovani si costruiscono mattanze per autocompiacersi e giocano a fare i bulli perché qualcuno (le pupe?) li possa notare. La colpa è dei cellulari che si acquistano a bambini sempre più piccoli (e Natale è l’assassino più accreditato) e dei genitori che non comprendono la pericolosità di certi attrezzi lasciati in mano a minorenni.E’ davvero così o è piuttosto un non voler osservare il deserto culturale che gira intorno? Una volta a Natale si regalavano i libri delle favole. I giovani combattevano in nome di Sandokan o si sentivano tutti ragazzi della via Pal, Oggi, a quanto pare, va di moda il risolutore, quello che ottiene tutto subito, basta gridare. E noi adulti che guardiamo al cellulare stiamo solo osservando il dito mentre la luna, quella dei gesti, del comportamento,quella della cultura della legalità, del vivere comune, dell’etica è abbondantemente da un’altra parte.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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