Ci sono storie che si rincorrono tra le strade della memoria e poi riaffiorano quasi per caso, perché qualcuno ti dice qualcosa, ti mostra una foto, perché passa un motivetto alla radio. Succede spesso e quando accade ritorniamo inesorabilmente a quel momento, a quell’attimo vissuto, rubato, rapito, a quegli anni che non ci sono, a quei sorrisi, a quei baci mancati, a quell’amore rappreso, a quegli abbracci mai dati. Oppure agli amici, ai compagni di scuola, ad un bullismo quasi romantico, a quando si tiravano le trecce o si alzava la gonna a quella più carina (e non sempre era la più cretina). Quel bullismo che ti fa sorridere, fatto di piccoli e stupidi scherzi, di quando non c’era l’amplificazione del web e tutto finiva dentro le mura amiche di casa o della scuola, al massimo della piazza del quartiere. Come per Carlotta. Quella con i riccioli rossi e gambe lunghissime. La compagna tennista la chiamavamo. Ed era bello poter sorridere con lei, ma non potevamo dire di averla conquistata. Lei non si faceva conquistare e, al massimo, era lei a scegliere. Come tutte le donne direte voi. Certo, ma con Carlotta era diverso. Lei e i suoi riccioli, la sua voglia matta di giocare al tennis con quelle gambe e quella gonnellina verde acqua. E’ripassata davanti ascoltando Lea Pericoli alla radio dopo, guarda caso, una canzone dei Queen. Un binomio perfetto: Carlotta si è ripresentata così come fece quel giorno di aprile, tra i riccioli e il mare quando mi chiese: “Dici in giro che siamo fidanzati, è vero?” Mentii, lo feci spudoratamente, per paura, per disperazione e lei mi abbandonò tra la sabbia e quel sole tiepido. Non avrei mai potuto scrivere una canzone dal titolo “quando finisce un amore”, semplicemente perché non iniziò neppure. Lo scoprirono in molti nella mia classe e qualcuno mi prese in giro per qualche giorno. Poi, per fortuna, la vita camminava da altre parti. La scuola finiva e cominciava l’estate calda e giallissima. Senza Carlotta, senza Lea Pericoli, ma con un tocco di Freddy Mercury a cercare altre storie, altre vite e altri sorrisi. Ero diventato bravo ad interpretare la colonna sonora della mia tarda adolescenza: “Quando non inizia un amore”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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