Lui ha 15 anni e sta crescendo schiacciato da una provvista di difetti: è mite, taciturno e non segue la moda. Poi è nigeriano. Radice che, in un ambiente talvolta sufficientemente razzista come quello adolescenziale, non rende agevole il suo quotidiano. Oltretutto, forse per la sua indole bonaria o verosimilmente per conquistare nel gruppo un’accettazione che fatica a ottenere, è incapace di dire no e così accoglie favorevolmente qualunque richiesta gli venga fatta.
Inizialmente le pretese erano stupide e si limitavano all’esecuzione di blande ragazzate e degli scherzi innocenti lo trasformavano nel braccio di una o più menti coalizzate che si muovevano dietro le quinte. Ma, si sa, il saltatore sistema l’asticella sempre più in alto ed era prevedibile che prima o poi sarebbe arrivata la tacca il cui superamento avrebbe portato con sé una solenne punizione, catapultandolo così nella pole position delle cronache scolastiche. Popolarità , certo, ma pesantemente negativa. Fama che ha continuato a ostruire quel lavandino già intasato da un fiottio di difetti. Risonanza che ha valicato i confini della scuola di appartenenza grazie al suo faccione placido che campeggiava in un fotomontaggio affisso nel crocevia adolescenziale di una pagina web, incorniciato da commenti sprezzanti e caustici. Un gigantesco poster davanti al quale ogni giovane internauta si è sentito in dovere di prendere la rincorsa e lanciare uno sputo intriso di veleno. L’osservatorio CyberCrime Sardegna ha poi mediato coi bulli giungendo a un malinconico e forse provvisorio lieto fine: la rimozione dell’immagine dalla pagina. Nei casi di bullismo e cyberbullismo il passo successivo alla prima vittoria di Pirro consiste nel coinvolgimento dei genitori per informarli delle prodezze dei figli in modo da poter lavorare su più fronti.
– Pronto buongiorno, lei è il papà di Xxxxxxxx? – – Sì, chi parla? – – Sono la professoressa Fiore, non sono l’insegnante di suo figlio ma la chiamo per informarla che Xxxxxxxxxx, insieme ad altri amici, ha partecipato ad atti di bullismo nei confronti di un compagno. Sono certa che in casa si comporta benissimo e capisco che lei possa essere molto stupito, ma evidentemente quando è in gruppo si lascia trasportare sottovalutando la gravità di certe azioni. – – No no, mi spieghi meglio perché io devo decidere se si tratta di bullismo o di ragazzate. – – Io le spiego, ma a decidere se si tratta di bullismo sarà un giudice, visto che stiamo parlando di un reato, lei in qualità di padre può solo stabilire la punizione da riservare a suo figlio. – – Ma per quella foto del ragazzino di colore? – – Sì, proprio quella. – – Posso farle una domanda? Senza alcun secondo fine, eh?! Solo per capire meglio la vicenda. – – Certo, mi dica – – Se il ragazzino in questione fosse stato un italiano lei sarebbe intervenuta lo stesso? – – Ovviamente – – Quindi non è questione di razza? – – Signor Xxxxxxxxx il bullismo è un reato, il razzismo no. È ignoranza, ma quello è un altro discorso. –
Ora io so che la tendenza di molti genitori è quella di derubricare il bullsimo, specie se i figli non rientrano nel novero delle vittime ma in quello degli artefici, per confinarlo ignorantemente nel perimetro innocuo e rassicurante delle birbanterie. E ancora maggiore è il numero di chi sminuisce il fenomeno, memore di scazzottate giovanili all’uscita da scuola. “Son cose che sono sempre successe, con la differenza che ora vengono a galla perché ci sono i social e internet. Da ragazzi tutti ce la siamo cavata con piccole risse, prese in giro e qualche sberla. Eppure non è mai morto nessuno”.
Solitamente sono quelli che portano il figlio al Pronto Soccorso per una spina di riccio nel piede, fateci caso.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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