Sta girando in rete un video che riprende un terrificante atto di bullismo. Un filmato di una violenza agghiacciante. I commenti dopo la visione si sprecano e spaziano dal buonsenso di chi è intenzionato a voler arginare la piaga con mezzi leciti e lasciati a chi di dovere, ai calci in culo e passate di schiaffi per bulla e platea. L’istinto di voler punire il bullo con le sue stesse modalità di azione è umano, spontaneo e quasi involontario. Ma è profondamente sbagliato. Il bullismo è fenomeno estremamente complesso e quasi sempre il bullo, benché appaia carnefice, è vittima a sua volta. Sembra strano scorgere la debolezza e la fragilità identificando come un bersaglio sacrificale chi è capace di tanta brutalità, eppure lo è. Sono ragazzini disperatamente vittime.
Spesso sono bambini cresciuti all’ombra di dinamiche repressive e crudeli. Spesso hanno visto solo la violenza come mezzo di determinazione del potere, perché quella era la modalità nei modelli proposti durante la loro crescita. Spesso soprusi, maltrattamenti, coercizioni, angherie, furia e impeto sono stati il loro cibo quotidiano. Non necessariamente occhi neri e ossa fratturate, ma anche determinazione del potere tra mamma e papà. Guerre sotterranee e sfiancanti di vessazioni e ingiustizia fra marito e moglie, dispetti e ripicche. Del docente che sottilmente sminuisce l’alunno debole, che sbatte in faccia la sua autorità e ne fa un uso abnorme in virtù del ruolo che riveste. Perché talvolta accade che anche la scuola dia pessimi esempi.
Sono figli di una società che reclama ruspe e gettateli in mare per i disperati che arrivano da noi. Di messaggi violenti sbatteteli n galera e buttate via la chiave, rispediamoli a casa loro a calci in culo, di fatti valere e se lui ti picchia dagliene il doppio, di pestalo alla partita quando l’arbitro non ti guarda di parole talvolta insospettabili che s’insinuano sottopelle e confermano ai loro occhi, quelli dei nostri figli, che la debolezza e la fragilità sono luoghi inabitabili, dai quali tenersi alla larga. La forza, quella sì è la carta vincente. E bisogna dimostrarla quella forza, a qualsiasi costo e a qualsiasi prezzo.
Lo capite che la violenza è proprio l’ultima cosa di cui hanno bisogno per scardinare quello schema di interazione col mondo? L’unico che peraltro conoscono. Forse chi parla di calci in culo non conosce le dinamiche del bullismo e ne ignora vistosamente ruoli e meccanismi d’azione. Non sa che il bullo arriva, suo malgrado, alla depersonalizzazione della vittima e la vede come uno scarafaggio da schiacciare e annientare. Che è ciò che accadeva ai nazisti nei confronti degli ebrei, per intenderci. Ripeto, suo malgrado.
Chi s’indigna nei confronti della platea non immagina che tutti quei ragazzini intorno, che guardano e ridono, sono inconsapevoli di aver disattivato temporaneamente l’empatia e in quel momento si trovano dentro un vortice psicologico in balia di forze centripete difficili da governare consapevolmente. E che quando l’episodio di violenza avrà fine usciranno da quel gorgo di indifferenza.
Detto ciò spero che il filmato, dopo la divulgazione e la segnalazione alle autorità competenti, venga immediatamente rimosso dalla rete perché, vista l’immediata notorietà e la valanga di like apposti, anche con le migliori intenzioni, il rischio di emulazione è altissimo. Gli adolescenti hanno strani meccanismi mentali e ancora più bizzarre e inestricabili sono le mete alle quali intendono approdare, non ultima quella della celebrità virtuale. Da raggiungere con ogni mezzo. E non c’è nient’altro da dire, se non che dovremmo provare una disperata tristezza per quei poveri ragazzini figli dei calci in culo. Tutti. Bulla compresa.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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