Si, Budelli è perduta. Sembrerà strano a chi non capisce come funziona un parco fatto di isole; sembrerà strano che proprio ora che Michael Harte ha rinunciato all’acquisto, io dica questo. Ma è così, Budelli è condannata a morte. Si tratta della stessa morte di cui stanno rischiando morire, lentamente, Spargi e Caprera. Una morte che, badate bene, riguarda in misura ancora più grave tutto il territorio italiano, ma che non risparmia-ed è per questo che ne parlo- quelle aree che dovrebbero essere immuni. Possiamo vedere il degrado in questione come un effetto collaterale della globalizzazione: la presenza dell’uomo sul pianeta si fa sempre più incalzante, le sue tracce sono più evidenti e nessun territorio, neanche i parchi, viene alla fine risparmiato.
In questo senso la cacciata di Harte da parte delle gogolanti lobbies ambientaliste è stata una vera idiozia perpetrata a danno dell’ambiente, lo stesso ambiente che molti ingenui in perfetta buona fede volevano preservare. L’azione di politici tanto più dannosi quanto più disinformati, come Pili e Pecoraro Scanio, è stata in questo assolutamente decisiva. Infatti è grazie alla loro azione se Budelli resterà chiusa e inaccessibile agli stessi abitanti delle isole e a tutti i sardi; si perché, per cacciare Harte, Budelli è stata trasformata in una riserva in cui non c’è assolutamente nulla che rischi l’estinzione: è un’isola normale, meno pregiata delle sorelle Spargi e Razzoli, per dire, più povera di habitat, meno complessa dal punto di vista ecologico, e anche meno delicata. Eppure entrambi, Pili e Pecoraro, hanno esultato quando il Parco ha trasformato l’isola in una riserva, costringendo i comuni mortali a pagare una guida per fare una passeggiata che fino a ieri potevano fare liberamente e gratis. E tutto questo senza aver risolto di un pelo i problemi di gestione che il Parco avrà, anzi se possibile avendoli aggravati. Se tra dieci anni tornerete a Budelli e la troverete più malmessa di come è ora, potrete ringraziare anche e soprattutto loro.
Ma perché dico che Budelli è perduta, e perché è stato un errore non approfittare del privato che voleva valorizzarla?
Di fronte a tutti questi problemi, la pubblica amministrazione (Parchi, Comuni, Regioni) ha poche risorse e pochi strumenti. L’aggressività di certe emergenze ambientali, le necessità economiche delle attività turistiche, la voglia di turismo di molti cittadini, i cavilli burocratici che ostacolano le iniziative private ma anche il lavoro degli enti pubblici, la scarsità di risorse a disposizione, espongono l’ambiente, e in questo caso l’Arcipelago (in particolare proprio Budelli) a rischi enormi. Budelli insomma rischia di consumarsi perché il Parco da solo non ce la può fare a gestire un bene che già faceva fatica a amministrare come cosa pubblica, figuriamoci se dovesse diventarne il proprietario.
Per questo dico che cacciare i privati che vogliono investire nella tutela dell’ambiente è una sonora stupidaggine. Il privato va fatto sedere, gli va spiegato cosa non può fare, e gli va illustrato cosa potrebbe impegnarsi a fare in sintonia col pubblico. Nel caso di Budelli tutto questo non è avvenuto. Questo grave errore è stato commesso in buona fede da coloro che hanno fatto il tifo per “Budelli pubblica”, ma è stato commissionato da politici tanto miopi quanto disinteressati alla tutela dell’ambiente di queste isole: Pili e Pecoraro Scanio in primis.
È soprattutto grazie a loro se Budelli ora è più sola e rischia di restare orfana, mollata al suo stesso destino da una cattiva politica e da una pessima burocrazia, di cui tutti noi siamo stati un po’ complici.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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