Io ho il sospetto che Mariano Brianda, il quale è magistrato e anche persona dotata di un certo senso dell’umorismo, si stia chiedendo se sia possibile incriminare qualcuno per istigazione al suicidio. Il suicidio del Pd di Sassari, voglio dire. Perché questo sondaggio telefonico sul candidato da scegliere per le prossime elezioni comunali ha un che di autolesionistico in maniera grave e imbarazzante. Parliamo di un sondaggio dove il nome di un alto magistrato che si mette in gioco per pura passione ideale e umana, con tutti i rischi del caso legati alla sua carriera, viene messo “a correre” insieme a quelli di politici di mestiere, di quadri di un partito che da qualche tempo alle elezioni riesce a non essere travolto soltanto dove riesce a non farsi notare troppo.Mi chiedo cosa volesse dimostrare il Pd sassarese mettendo insieme questo giro di telefonate a un campione non so quanto esteso di cittadini, anziché cogliere al volo l’insperata occasione di una candidatura di immenso prestigio che potrebbe restituire al partito la speranza di una vittoria.Non so se Brianda sapesse del sondaggio e non so che garanzie abbia chiesto quando ha dato la sua disponibilità per una candidatura. Ma ritengo che abbia accettato soltanto se la sua non fosse stata una candidatura di partito ma ampiamente condivisa da una coalizione (e infatti so di altri candidati sindaci in pectore dell’area di sinistra che hanno deciso di tirarsi indietro, lieti di farlo, quando si è sparsa la voce di una possibile candidatura del giudice). Ed è facile immaginare che abbia preteso, in caso di vittoria, la massima autonomia nella formazione della giunta e la possibilità di controllo della maggioranza consiliare, se non altro per evitare il continuo logoramento che nell’ultimo mandato, oltre a distruggere politicamente e amministrativamente il sindaco “ribelle” Nicola Sanna, ha fatto strame dell’immagine del partito in città.Penso che ora questo sondaggio di cui non so troppo sortisca un pessimo effetto di immagine: metta cioè un candidato di eccezionale levatura e di ineguagliabile potenzialità, al livello di qualsiasi altro candidato. Che il messaggio oggettivo agli elettori non sia cioè “guardate un po’ chi si mette in gioco con noi, guardate un po’ chi crede in noi”, bensì “c’è il dottor Brianda che accetterebbe di candidarsi, ma non c’è solo lui, ci siamo anche noi che non siamo peggio di lui”. Mettere questa candidatura al livello di qualsiasi altra è il modo migliore per depotenziarla. Tanto che, magari sbagliando, uno può essere indotto a pensare che a certi poteri interni del partito interessi più affermare appunto il loro potere interno, piuttosto che rendere più forte il partito: “Meglio pochi ma buoni”.Brianda è l’unico candidato che nel caso di un ballottaggio potrebbe sperare di contrastare la fortissima presenza di Nanni Campus. Campus è un aspirante sindaco anch’egli di non comune levatura e gode di un vasto consenso. La sua area è quella della destra, ma non si presenta con la destra ufficiale. La Lega, a esempio, ha già reso noto il suo candidato. Quindi il centro destra si presenta diviso e in caso di ballottaggio si renderanno necessari delicati accordi che in qualche modo potrebbero frenare la trionfale scalata del chirurgo che è già stato sindaco di Sassari. Ma il trend nazionale e locale è tale da indurre a ritenere che comunque la destra sarà vincente. L’unica speranza di sfruttare le divisioni degli avversari sarebbe un candidato eccezionalmente forte del centrosinistra e soprattutto estraneo a quell’immagine di partito che tanto ha contribuito al crollo della sinistra.Conosco Brianda. So che è uno che crede ai valori e alle battaglie della sinistra: quelli antichi, cioè la tutela delle persone socialmente svantaggiate (“I poveri – l’ho sentito più volte dire – sono al primo posto nella mia scala di valori”) e quelli che la temperie attuale ha reso drammaticamente urgenti, cioè la lotta contro il razzismo e quella per la tutela dei diritti civili.Ha accettato soltanto in nome di questi valori un percorso cosparso di rischi. Se si candiderà come sindaco dovrà mettersi in aspettativa (non retribuita). Se non vincerà non potrà tornare semplicemente al suo posto di presidente di sezione della Corte d’Appello, ma dovrà cambiare città.E un candidato simile lo si depotenzia di fatto con questa pallida imitazione della piattaforma Rousseau che il Pd ha tanto e giustamente preso in giro? Ma che differenza c’è tra questo call center attivato dal Pd e la pseudo democrazia interna digitalizzata dei grillini? Mi sa che il M5S, con le sue consultazioni interne da click, non fa altro che cercare fantomatiche legittimazioni di base a decisioni prese dai vertici. Ma penso anche che un certo Pd con un simile sondaggio tolga di fatto forza e prestigio a una candidatura forte e prestigiosa come quella di Brianda e, nel caso vada avanti, dia al magistrato un messaggio chiaro: “Se anche ti candidiamo non pensare di comandare tu”. E l’esempio di come hanno cotto a fuoco lento per anni e anni il pur bravo Nicola Sanna (ora tra i sostenitori più accesi della candidatura di Brianda, tanto prestigiosa da lenire il disappunto per la sua mancata ricandidatura) funziona da tacito e oggettivo ammonimento.Il guaio per chi ha paura di questa apertura all’esterno, si dice richiesta con una certa impaziente severità dallo stesso Zingaretti, è che Mariano Brianda non è Nicola Sanna. Brianda non è frenato dall’esistenziale e leale dipendenza di Sanna dal partito, vincolante anche se il partito che lo sbeffeggiava non era più lo stesso dove aveva cominciato la sua militanza. A Brianda non interessa il Pd, interessa una sinistra moderna, interessa una grande fetta di popolo da sottrarre all’illusione del populismo, interessa il governo di una città che deve recuperare il suo ruolo in un contesto regionale gravemente segnato dallo squilibrio di risorse a favore del Sud.
Penso che comunque si candiderà. Ma potrebbe avere due reazioni. Offendersi o, tout court, incazzarsi per questo sondaggio e ritirare la sua disponibilità. Oppure, più probabile, se il Pd non riuscirà a farsi perdonare, affermare che a sinistra non c’è soltanto il Pd, anzi, c’è sempre meno il Pd, e mettersi alla testa di un cartello al quale il partito non potrebbe far altro che accodarsi. A meno che l’istinto suicida non prevalga. Il guaio è però che quando il Pd la prende così non si limita ad ammazzarsi, ammazza tutta la sinistra.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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