La mia sarà anche un’analisi dozzinale abbozzata sull’onda travolgente dell’emozione, ma io penso che più le generazioni si allontanano dalle immagini terrificanti della guerra mondiale e più il ricordo del tutti contro tutti si dissolve con la morte dei diretti testimoni, tanto più l’intolleranza e il fastidio prevalgono sul bisogno di stare assieme, di trovare linguaggi comuni e forme di comune convivenza civile. E così la soluzione è andarsene ognuno per conto proprio, separarsi, cedere al proprio fastidio, dando per scontata la pace. Non sto mica dicendo che un referendum ci porta in guerra (bisogna precisare anche l’ovvio, vista la moda corrente del mistificare le parole altrui per delegittimarle). Però viviamo tutto sullo stesso pianeta e al dialogo non potremo mai rinunciare, Brexit o no. Tutti vogliono sbattere la porta in faccia a qualcuno e hanno senz’altro le loro buone ragioni. La Lega è nata con il mito della secessione e movimenti separatisti nascono ovunque in Europa, figli dello stesso humus che ha portato al referendum britannico. Mentre gli indipendentisti sardi brigano per sancire la distanza politica e storica dall’Italia, in Gallura nasce un gruppo d’opinione che vorrebbe staccarsi politicamente da Cagliari, da sempre considerata nemica del nord. Quando lavoravo a Porto Cervo, ricordo che dei colleghi di lavoro auspicavano la nascita del Principato della Costa Smeralda, con alte ed invalicabili barriere ai confini: recepivano, quei colleghi, il messaggio dei dirigenti del Consorzio. In questa corsa senza fine alla polverizzazione, il prossimo passo sarà assegnare una dignità politica alle classiche rivalità tra i Comuni ed ogni campanile sarà partito. Un nuovo medioevo, che per certi versi stiamo già vivendo (e pazienza se qualcuno mi accuserà di vedere il medioevo solo in chiave oscurantista e bla bla bla). Certo, la mia è un’analisi superficiale, lo riconosco. Ma ogni volta che vedo gente che lascia il gruppo per andare per conto suo, per tutti i buoni motivi che possa avere, è doveroso chiedersi il perché e non bisogna vergognarsi di esserne dispiaciuti. Torno al punto di partenza. Più ci allontaniamo dalla coscienza dell’apocalisse che furono i conflitti mondiali, più perdiamo l’entusiasmo e il bisogno dello stare assieme. E allora, nelle scuole, si insegni la storia a ritroso, partendo dai fatti più recenti e dal secolo scorso. Chi vede l’Europa solo come quell’astrusa istituzione che impone il latte in polvere, probabilmente ha dimenticato la distruzione da cui L’Europa comune era nata.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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