Una giungla chiamata Italia. In attesa che il finto Governo di sinistra (assieme alla sua maggioranza di omofobi integralisti, obbiettori di coscienza anticiviltà, ex berlusconiani un po’ papponi e un po’ intrallazzoni, gay e lesbiche collaborazionisti e leccapiedi, che nel frattempo si sono guadagnati un posticino nel gota del Potere tra un selfie e l’altro) decida di garantire i più elementari diritti a famiglie che in ogni paese civile già hanno – visto che ognuno ha il diritto, che piaccia o no, di costruirsi la famiglia che preferisce –, vorrei proporvi un breve vademecum tecnico-giuridico per le coppie conviventi di ogni genere, attraverso le leggi attualmente in vigore. In altri termini: come muoversi, sopravvivere e difendersi in questa giungla del mare nostrum dove conta solo essere dei fedeli garantisti dell’impunità, giacché lo Stato italiano gira la testa dall’altra parte, sempre e ogni volta, quando non promette calendarizzazioni di leggi che sa perfettamente che mai promulgherà?
Un esercito senza armi. Qualcuno mi sta già dando del gufo? Meglio così, perché nessuno si rende conto della posta che c’è in gioco, e in cui si gioca, in modo sporco e perverso, con la vita delle persone. La verità è che alla nostra classe dirigente non basta neppure la realtà per prendere dei seri provvedimenti. Vogliamo capire di cosa stiamo parlando? Dunque, si tratta di semplici conviventi; vedove che si rifanno una vita; divorziati e separati; coppie gay, con o senza figli. Sono le così dette «famiglie atipiche», quei nuclei costituiti da esseri umani che fanno inorridire chi crede ancora nella famiglia del Mulino Bianco, o finge di crederci per convenienza, dove ormai è rimasto solo Antonio Banderas a parlare con la gallina Rosita. Ma il vero problema, al di là dei pruriti più o meno personali, è che queste famiglie strane, ci dicono le proiezioni, sono un fenomeno enorme: un esercito di ormai quasi un milione di persone, e sono in continuo aumento. Crescono persino i figli dei conviventi, circa 300 mila, e le famiglie con un genitore solo che ormai si stimano a oltre le 350 mila. Non siamo solo numeri. Ma allora quali tutele per questo esercito privo di ogni arma giuridica? Chi si occupa delle coppie unite non dal «sacro» vincolo del matrimonio, ma dalla vita, dall’amore, dal sesso, o semplicemente dalla necessità di farsi coraggio in un mondo spietato dove ormai siamo nient’altro che numeri, matricole o capi di bestiame che si devono accoppiare come animali per far contento questo o quell’altro dio di turno? Che cosa succede, per fare solo il più ovvio degli esempi, se uno dei partner improvvisamente dovesse mancare? Come gestire le questioni concernenti i minori, la casa e l’eredità?
Che noia che barba, che barba che noia! Codice Civile alla mano, innanzitutto, se si vive sotto lo stesso tetto, si deve assumere la stessa residenza. Lo sapevano persino anche Sandra e Raimondo. In questo modo si dà vita a una famiglia anagrafica. Per la legge italiana, la famiglia anagrafica può essere composta da persone unite da qualunque vincolo affettivo. Insorge qualche problema solo nell’ipotesi uno dei due conviventi non sia italiano. In questo caso, ci vuole un permesso di soggiorno, oppure la fotocopia di quello scaduto e la richiesta di rinnovo, e diversi altri documenti. Le cose però si complicano seriemente, quando uno dei due conviventi viene a mancare. Qui la famiglia anagrafica non vale più un fico secco e il diritto di successione parla chiaro. Lo sa molto bene Marco Alemanno, ex qualche cosa dell’omofobo omosessuale Lucio Dalla che lo ha lasciato in braghe di tela. Per questa ragione suggeriamo al partner ricco, o con uno status di salute precario, o di una certa età, di fare testamento, sempre. Con una volontà scritta, gli unici a poter sollevare questioni sono i così detti eredi legittimi (figli, coniuge o genitori). Altrimenti, senza un testamento, potranno accampare diritti i parenti fino al sesto grado. Nel caso di locazione invece, la Corte Costituzionale, nella sentenza 404 del 1988, ha ritenuto illegittima l’esclusione del convivente prevista dalla legge 392 (27/7/1978), e in caso di comodato, la giurisprudenza dice purtroppo che l’immobile torna ai legittimi proprietari. La presenza di minori può cambiare la situazione, ma solo per conviventi rigorosamente eterosessuali. Infine nell’ipotesi di case popolari, il convivente può subentrare grazie ad una legge del 1992.
Figli di un dio molto minore. Ma a volte l’amore finisce, ahimè! Perché è la vita, e sono cose che succedono. E se l’amore finisce, cosa accade? Bè, iniziamo col precisare che l’assegno di mantenimento da parte dell’altra metà possono riceverlo solo i figli che provengono da una relazione sempre e unicamente eterosessuale. È detto, infatti, esplicitamente dal nostro ordinamento che il secondo genitore può essere solo di sesso opposto. Per il resto è necessario anche ricordare che in Italia la fecondazione eterologa e la maternità surrogata sono disciplinate dalla famigerata legge 40, la quale vietava in assoluto queste pratiche. Dopo una sentenza del 2014 della Corte Costituzionale, che dichiara incostituzionale il divieto, le porte a queste tecniche si sono aperte anche in Italia, però a quale condizioni! Bisogna essere maggiorenni, sposati o avere una convivenza stabile e, manco a dirlo, sempre rigorosamente eterosessuali. Detto ciò, il Tribunale dei minori si muove sempre per tutelare la così detta parte debole. Pertanto, se un giudice decide di allontanare un figlio da un transessuale (poiché ritenuto negativo per l’educazione e la crescita del ragazzo in virtù del percorso di genere o di transizione del genitore) lo può fare.
«Lei è un parente?» «No.» «Allora deve uscire!» Troppi conviventi si sono sentiti rivolgere questa domanda dal personale medico e si sono sentiti dare questa terribile e vigliacca risposta. È questa, infatti, la circostanza in cui si possono verificare le peggiori ingiustizie e discriminazioni, dove un partner è sbattuto fuori da un ospedale senza neppure sapere come sta la sua compagna o il suo compagno. Con una crudeltà da far rabbrividire. Perché quando uno sta male, vuole vicino solo chi ama. Quindi non è affatto un grottesco paradosso affermare che, se la persona ricoverata è incosciente, una vecchia e bigotta zia di quinto grado omofoba e razzista, ha più diritti sul paziente che un compagno di trent’anni di vita. Certo, c’è la possibilità che il soggetto ricoverato esprima preventivamente le proprie volontà, ma non si tratta esattamente di un «testamento biologico», ed è inoltre necessaria una firma autenticata dal notaio. Però, burocrazie a parte, il convivente alla suddetta domanda potrebbe anche rispondere: «Lei ignora che i conviventi sono considerati come i coniugi, ad esempio dalla legge sui trapianti!» Si tratta, per la precisione, dell’articolo 3 della Lex 91/1999 che li mette sullo stesso piano. Ma vacci tu a discutere con un medico ciellino!!
«Trust» e «contratti di convivenza». Sono due soluzioni giuridiche temporanee, fragili e spesso inutili, che cito perché possono essere intraprese anche dalle coppie dello stesso sesso. Di fatto però non risolvono i veri problemi, tentano solo di salvaguardare i conviventi da alcune trappole burocratiche. Onorevole sarà lei! Insomma, l’amara conclusione a cui volevo condurvi è che le discriminazioni vere, quelle radicate, purtroppo restano ancora tutte lì, intatte, senza volontà politica di essere rimosse. Perché questo governo continua a imbarcare solo acqua e personaggi di dubbia moralità e capacità politica. S’illudono quotidianamente migliaia di famiglie, come quando si dà a un cane il bocconcino per fargli eseguire il comando. Ma ogni volta è solo l’ennesima campagne elettorale. Non importa se queste coppie e queste famiglie pagano regolarmente le tasse. A dire il vero una soluzione ci sarebbe: fate carriera politica! In questo caso non otterreste dei diritti, ma dei privilegi sì, eccome! Se non ci credete, chiedere conferma all’onorevole Ivan Scalfarotto. Infatti, se si è eletti in Parlamento o in un Consiglio regionale, la legge non ha dubbi: è prevista la reversibilità, l’assistenza sanitaria e molti altri benefici. In barba, come sempre, a tutti gli altri cittadini.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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