Immaginiamo che in via D’Amelio, quel 19 luglio del 1992, non sia accaduto nulla. Supponiamo che le suppliche degli uomini della scorta fossero state accolte, cosicché nel parcheggio sotto la casa di mamma Borsellino e in tutta via D’Amelio nessuna auto imbottita di esplosivo potesse essere parcheggiata. Borsellino lo avrebbero ucciso lo stesso, ma gli esecutori avrebbero dovuto modificare i loro piani criminali. Se non fosse morto come è morto, sono certo che quel pericolo scampato sarebbe diventato argomento di scandalo per quella politica che, da oltre vent’anni, indica nella magistratura il più galoppante tra i tumori italiani. Avrebbero attaccato Borsellino perché quel giudice costringeva centinaia di residenti a parcheggiare le loro auto lontano da casa, perché per un capriccio un intero quartiere viveva nel disagio ed era sottoposto allo stesso pericolo di un uomo sotto protezione. La difesa di una vita umana, costretta a lottare a mani nude contro la Mafia, sarebbe stata servita come intollerabile privilegio, come spreco di denaro pubblico, come esempio lampante della prepotenza della casta giudiziaria. Ma quella bomba è esplosa e almeno queste miserie ce le siamo risparmiate. Altri magistrati e giudici, dopo Falcone e Borsellino, a quella gogna di calunnie e mistificazioni sono stati vergognosamente sottoposti. Nella sua ultima intervista, Borsellino fa cenno agli investimenti al Nord del potere mafioso e agli uomini che lo hanno concretizzato. Poi lo hanno fatto tacere ed è diventato un eroe. Diversamente, sarebbe passata di lui l’immagine di una delle tante toghe politicizzate. Beati gli Stati che non hanno bisogno di Eroi: l’Italia non è ancora tra quelli.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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