“Scusi signora, per Su Gologone?” La signora si voltò verso la nostra auto, una fiat Ritmo. Il busto eretto, alta, con i capelli raccolti nero corvino e quegli occhi che ci ammutolirono. Con un sorriso ci indicò la strada, la salutammo ringraziandola e ricambiando reciproci sorrisi gentili. Restammo in silenzio per un po’. Eravamo come in trance. All’interno della Ritmo eravamo tre amici. Quella giornata avevamo deciso di trascorrerla così, in giro. Prima a Su Gologone, poi, rientrando, era prevista una tappa a Orgosolo, per osservare da vicino i famosi murales della scuola di Francesco Del Casino. Dovevo sostenere un esame “libero” con il celebre professore di Lettere Pio Baldelli e decisi così di studiare il significato e la storia dei murales del paese a una decina di km da Oliena. Quegli occhi ci avevano in qualche modo colpito. Un azzurro intenso, vivo. C’era il mare là dentro. All’ombra di quelle ciglia, erano custoditi dei preziosi lapislazuli di un profondo blu. In alto, il massiccio Corrasi rifletteva l’azzurro terso di quella giornata. Riprendemmo a parlare commentando l’aspetto di quella signora elegante, con il sorriso e con lo sguardo intenso; intenso, magnetico, come quello della “Donna in abito sardo”, dipinto nel 1928, da Tona Scano. “ma hai visto come ci ha bruciato?” Riprendemmo la nostra marcia verso l’acqua della sorgente de Su Gologone la nostra prima meta della gita. 25 anni dopo sono tornato a Oliena. Ed è stata la prima volta che ho visto il suo centro storico. Sono rimasto in una sospensione temporale. In realtà non ero da nessuna parte. Ho camminato per le stradine, in silenzio, sperando di incontrare quella signora, anziana con i capelli raccolti e gli occhi blu, vestita di nero con lo scialle ricamato, come si usa. Il colore vivo dei fiori sul nero, si staglia, in rilievo, con elegante prepotenza. Le frange come immense ciglia. Devi soffermarti un po’ per vedere questa meraviglia. Procedo, scatto foto. Osservo i cumuli di macerie di case implose, disciolte. Pietre e oggetti; arbusti e vecchie auto parcheggiate da anni. Sono allibito. Mi affaccio ogni tanto all’interno di questi ruderi. Alcuni sono pericolanti e non procedo oltre la soglia d’ingresso, altri ci accolgono, e ci mostrano i segni del tempo. Le croste policrome degli intonaci. Dagli azzurri ai verdi, al bianco calce, passando per la gamma dei rosa, il colore della glassa dei papassini con l’alkermes. Letti, forchette, bottiglie, scatole metalliche. Oggetti che hanno funzionato per una vita e che adesso giacciono tra le macerie e la pipì di topo. Le lampadine a filamento ancora appese, con uno strato di tempo sul vetro. È un centro storico vastissimo. Ma è maledettamente silenzioso. Abbandonato. Dalla strada vedo il cielo all’interno di quelle anime dannate. Crepe di paesitudine, squarci blu di un tempo immobile. Blocchi di pietra, abbondanti, in mezzo alle calci secche. Non riesco a capire il motivo di tutto questo abbandono. Una fuga. Sono rimasti gli oggetti inanimati in compagnia del cielo. Estraiamo bottiglie, piatti, vecchie ghette di cuoio. Il tempo li ha custoditi e lo spazio li vomita. Mi ritorna in mente la scena finale del film di Michelangelo Antonioni, Zabriskie Point (1970). In quella scena, innumerevoli oggetti volano in cielo a seguito di una spettacolare esplosione. La scena è ripresa da più angolazioni. Si ripete più volte. È insistente. È accompagnata dalle musiche lisergiche e ossessive dei Pink Floyd. Il regista descrive in questo modo il pensiero della protagonista. Il suo desiderio è lo smembramento di una villa nel deserto dell’Arizona e di tutti quegli oggetti in essa contenuti che, al rallentatore, fluttuano nell’azzurro del cielo. È un atto di ribellione. In mezzo a queste case implose, si dovrà fare esattamente il contrario. Una ribellione a questo stato di abbandono. Riavvolgere la pellicola del tempo, ripopolare un intero centro storico lasciato implodere negli anni. I fiori, per la Primavera nei Borghi, li metteremo più avanti nel tempo, quando verranno nuovamente abitate quelle aree. Installazione realizzata in collaborazione con AVMetal Sarule di Alessio e Antonello Vilia. Ringrazio il Presidio Turistico di Oliena e Graziella Piras.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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