Chi ha letto davvero Tiziano Terzani, specie l’ultimo Tiziano Terzani, il Terzani della serena accettazione delle disillusioni, il Terzani di “Buonanotte, signor Lenin!”, chi ha letto Terzani senza fermarsi al titolo di un libro sa che quel “comunista”, nell’ultimo decennio della sua intensissima e rocambolesca vita, aveva capito come l’Unione sovietica fosse stata nulla più che un miraggio, un innamoramento giovanile sbiadito nella tristezza, nella squallida quotidianità dello sterminato impero russo. La giunta leghista di Udine ha stabilito di tagliare i contributi al premio Terzani perché, appunto, “roba da comunisti”. Umberto Eco diceva che la Lega era la storia di un popolo che non ha letto. Il fatto di Udine lo conferma. Se avessero letto davvero l’ultimo Terzani avrebbero forse anche trovato, in alcune confessioni a cuore aperto dell’autore fiorentino, qualche conferma a certi postulati del credo leghista. Terzani scrisse “Buonanotte, signor Lenin!” dopo un lungo viaggio dal nord al sud dell’Urss, nell’agosto del 1991. E proprio durante quella parentesi descrisse a tinte livide lo sfacelo di una Russia fuori controllo, dove miseria e corruzione avvolgevano tutto. Terzani viaggiava su Tupolev malconci, fermandosi in alberghi luridi, visitando piccole e grandi città dove il culto degli eroi della rivoluzione si trascinava stancamente, assumendo sfumature patetiche. Registrò tutto, annotando con scrupolo questa devastazione. E pronosticò anche il pericolo dell’estremismo islamico, in quelle periferie dell’Unione dove la stretta repressiva del comunismo veniva meno. Aspetto, questo, molto presente anche in “Un indovino mi disse”, datato 1993. Per capire tutto questo, però, non ci si poteva fermare al titolo. Bisognava leggere. Leggere tutte le pagine di Terzani, di quell’uomo che cercò di capire fino in fondo ogni realtà avesse visitato, studiando e imparando una decina di lingue. Senza fare sconti, senza lesinare commenti acidi o condanne nette. Ma viaggiando, vivendo, conoscendo. Terzani, oggi, paga la sua stessa essenza di uomo, prima ancora che la colpa di essere stato scrittore.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.012 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design