Il bipolarismo in politica. Due grandi partiti che attraggono nella loro orbita partiti più piccoli fino a formare della aggregazioni complesse, ma ciascuna chiusa nel proprio recinto. Si sta da una parte o dall’altra, il cielo è diviso nettamente a metà. Ma quando penso al bipolarismo in politica, mi viene in mente altro.
Sarà stato una dozzina d’anni fa, quando ancora facevo il giornalista a tempo pieno. Era una domenica mattina d’inizio estate e mi pare stessi per andare al mare. Squillò il cellulare e comparì il numero di un professionista sardo molto reputato che da qualche tempo si era dato alla politica. Una persona cordiale, sempre molto educata, dal lessico formale come il suo abbigliamento: credo di non averlo mai visto senza giacca e cravatta. Uno cui non sarebbe sfuggita una parolaccia o un’espressione fuori dalle righe neppure sotto tortura. Ci avrei messo la mano sul fuoco.
Risposi al telefono e prima dei convenevoli di rito venni investito da una valanga di male parole, senza che mi fosse consentito di interromperlo. Il bello era che non ce l’aveva con me. Ce l’aveva con una collega giornalista di un’altra testata, colpevole di avere scritto un pezzo che lo aveva mandato in bestia. “Puttanella”, la apostrofava, in un crescendo di commenti imbarazzanti sull’integrità della cronista. Andò avanti per almeno un quarto d’ora, poi mi adeguai al suo tono e lo interruppi senza nascondere un certo disagio. Non capivo perché confidasse a me la sua irritazione verso la collega, ma soprattutto ero sbalordito nel sentire certe parole uscire dalla sua bocca: mai lo avrei pensato capace di simili volgarità. Chiuse la comunicazione all’improvviso. Io rimasi col telefono in mano per qualche minuto, ostaggio della sorpresa. Mi venne persino il dubbio che la telefonata fosse opera di un impostore, anche perché contro la sua consuetudine mi aveva dato del tu Allora lo richiamai. No, poco prima avevo proprio parlato con lui e non c’era nessun impostore.
Fui vago, lui fece un breve cenno alla chiacchierata precedente e poi tornò ad essere quel che avevo sempre conosciuto: frasi asciutte, asettiche, aggettivi soppesati con cura e il “lei” di sempre, a marcare la distanza tra noi. Mi salutò con la solita cordialità.
In quei pochi minuti, complice la collera, avevo conosciuto chi davvero fosse quella persona, al di là dell’immagine di facciata che teneva a dare di se stesso. Quando penso alle dinamiche bipolari in politica, non penso al gioco della aggregazioni ma a lui e alla doppia personalità di tanti signori che occupano le istituzioni. Bipolarismo non nel significato patologico, ma come scelta di vita. Me lo sono ricordato oggi, nella giornata dei ballottaggi. Se volete farvi un’idea di un politico, non limitatevi a seguirlo quando ha tutto l’interesse a mostrare il meglio di sé, un meglio che magari neppure gli appartiene. No, ne avrete solo un’immagine falsa. Aspettate invece che si arrabbi sul serio e studiatelo in quei momenti. Solo allora capirete chi è veramente.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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