E tu prova a tenere le orecchie aperte quando fai la fila al supermercato. Ti metti il quartiere in tasca come un sondaggista.L’altro giorno a Santa Maria di Pisa, in attesa di pagare il necessario per allestirmi un panino per pranzo e una busta di crocchette per i gatti, mi sono confermato nell’idea che questa storia del quartiere che si ribella contro l’invasione negra è una delle più infami e strumentali balle mai sentite, qualcosa che nella sua volgare, cattiva e pericolosa moltiplicazione è simile al fotomontaggio che circola su Facebook dove si vedono personaggi politici che partecipano commossi ai funerali di Riina. Oh, naturalmente non è che abbia aspettato queste chiacchiere davanti alla cassa per farmi un’opinione. Ero al corrente di faccende come indagini di polizia, indagini amministrative e cosette così che se vuoi le trovi nei giornali e anche nei social, se li sai spulciare senza lasciarti impressionare dalle cazzate meglio confezionate per dare sostanza al gruppo razzista di turno o per costruire qualche scalcinata scalata politica. E comunque in questa fila c’erano abitanti del quartiere e c’erano tre signori neri come i banchi coperti di pece che c’erano a scuola quando ci andavo io. Dai discorsi ho capito che erano ormai vecchi ospiti di quel centro dal quale si sarebbe sviluppata la rissa di strada, quello che i razzisti vogliono chiudere con manifestazioni per fortuna sino a ora scarsamente affollate. Non ho visto, in quella fila, bianchi contro negri, ma soltanto spirito di convivenza tra persone povere. Con la precisa coscienza che i bianchi, pur nella loro miseria, erano un po’ meno poveri dei neri. E l’ho visto quando una donna ha detto a uno degli africani in fila davanti a lei -Fammi passare ché io devo andare a lavorare e tu ti gratti la pancia. Quello non ha capito, ha fatto un sorriso vuoto ma la donna ha subito chiarito con un sorriso. -Mi che sto scherzando, già lo so che preferiresti lavorare come me, andare a lavare le scale, piuttosto che grattarti la pancia E gli ha dato una pacca sulla spalla. Ecco il quartiere che si ribella ai negri. Allora mi sono fatto coraggio (perché da quelle parti dove ero capitato per quella piccola spesa di passaggio mi sentivo più estraneo dei migranti africani) e mi sono messo a fare domande -E quella rissa cos’era? Mi sembra che andate d’accordo. Un coro dei clienti in fila -E quella era roba che il colore non c’entrava. Roba di ragazzi e ragazze. Sì, lo sapevo. E non perché abbia fatto indagini. C’era sulla Nuova e anche su Facebook, se li sai leggere, che il razzismo e l’intolleranza in quella storia non c’entravano niente. Ma volevo vedere se loro, i protagonisti, lo sapevano. Loro sì. Ma è inutile. La narrazione nera, quella nera non di pelle ma di anima, se ne fotte della verità.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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