Ho riflettuto sulla faccenda della bestemmia di Lalla (Laura, in realtà, per gli amici) Careddu. Ci ho pensato non perché sia chissà quale evento, ma perché ho avuto la brutta sensazione di una spia della povertà di argomenti della sinistra sassarese nell’opporsi alla maggioranza di destra al Comune. La storia della bestemmia, in sé, è naturalmente una coglionata. La satira si fa su tutto. Non si mandano più le “streghe” al rogo. Ovviamente quando tocchi punti sensibili qual è a Sassari il voto mariano, il lavoro diventa molto delicato e se non è fatto alla perfezione si corrono dei rischi. Il fatto che fosse un commento in un profilo chiuso, non so quanto conti. Per una opinion maker come Laura mettere roba sui social, da qualsiasi parte, è come buttare acqua nello scolapasta: non puoi pretendere che resti dentro. Ma darle della bestemmiatrice o, alla meno peggio, della maleducata è una stronzata (ora del maleducato potete pure darlo a me). Laura non lo è e non lo vuole essere. Ma da qualche tempo nei social sassaresi succede una cosa inquietante: non riesci, nello stile usato, a fare differenza tra destra e sinistra. C’è un clima acceso dove però il fuoco non porta neppure luce ma soltanto fastidio. Ti chiedi alle volte che cosa ci sia dietro questo nervosismo inconcludente. Nel dibattito tra accusatori e difensori di Laura ho visto usare parole e concetti che non mi stupiscono tra i seguaci di Salvini, ma dai suoi sedicenti oppositori non me li sarei aspettati. Trattare a esempio il voto mariano come “volgare superstizione” è una cosa che mi ricorda i dibattiti nelle bettole romagnole alla fine dell’Ottocento così come li riportano alcuni bravi scrittori. Sono ateo, mi sento piuttosto lontano dalla Chiesa ma sono in grado di distinguere tra religione e superstizione. Nessuno ha detto che ciò che c’è di sbagliato nella battuta di Laura non è lo stile bensì l’obiettivo della critica, condiviso mi è sembrato anche da chi criticava lo stile. E cioè che Nanni Campus abbia usato questa edizione del voto in formato ridotto per una sua esibizione personale. Alcuni, hanno aggiunto, “a scopo elettorale”. Ma quali elezioni? Lo hanno eletto avantieri e ne passerà di tempo prima che si riaprano le urne delle Comunali, seppure il sindaco uscente vorrà ricandidarsi. Non si possono evocare, come qualcuno del mio ambito politico e culturale ha fatto, le squallide esibizioni religiose di Salvini. La preghiera in diretta con Barbara D’Urso e il rosario agitato nei comizi, mi hanno fatto ribrezzo; un sindaco che svolge un ruolo istituzionale partecipando a una manifestazione religiosa che tra l’altro attinge a profondi sentimenti popolari, da vecchio “mangiapreti” che sono, mi lascia tutt’al più indifferente, mi induce a pensare che non abbia fatto alcunché di diverso da quello che hanno fatto tutti i sindaci sassaresi dal 1943: rappresentare la città laica, cioè la società civile, in una processione che in questa circostanza, per iniziativa della Chiesa e non certo del Municipio, è stata ripetuta senza popolo, in una dimensione necessariamente allucinante, com’è del resto la situazione che tutti stiamo vivendo. Tra questi sindaci che hanno accompagnato il simulacro della Madonnina, contate anche una grande sindaca senz’altro non bigotta come Anna Sanna e altri recentemente espressi dalla sinistra come Gianfranco Ganau e Nicola Sanna. Se Campus lo abbia fatto volentieri o sbuffando per una noiosa formalità alla quale era costretto, sinceramente non mi interessa: sono fatti suoi. Penso soltanto che Mariano Brianda, se avesse vinto le ultime elezioni, in questa occasione sarebbe stato al fianco dell’arcivescovo esattamente come Campus. E aggiungo che in quell’intemerata contro Laura, Brianda ha fatto due errori: il primo quello stesso di farla, una questione di buon gusto, poteva lasciar perdere, non era necessario dissociarsi pubblicamente, rimarcare la distanza davanti ai suoi molti seguaci cattolici a costo di contribuire oggettivamente alla crocifissione di una sua leale alleata; l’altro, secondo me più grave, è stato quello di non dire: “Io al posto di Campus avrei fatto lo stesso”. Ora lui potrebbe chiedermi con quale autorità entro nel suo cervello. Avrebbe ragione, sono metodologicamente scorretto. Ma niente mi toglie dalla testa che Mariano, in questa circostanza, chiamato dall’arcivescovo, si sarebbe comportato esattamente come Nanni. Comunque ci sono certamente mille argomenti per attaccare questo sindaco e questa maggioranza. E penso che la sinistra politica e quella “diffusa” debbano farlo, è il gioco della democrazia. Ma se il punto forte dello scontro è l’accusa al sindaco di partecipare al voto mariano per esibizione personale, credo che questo mandato amministrativo avrà vita lunga e felice.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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