”Esistono anche i dementi”. Giulio Tremonti mi ha fatto sobbalzare sulla sedia quando, rispondendo ad una domanda di Corrado Augias durante un dibattito televisivo, l’ho sentito liquidare in questo modo quelli che sostengono la capacità del mercato di autoregolarsi, in quanto organismo perfetto possessore di tutti gli equilibri necessari per bilanciarsi senza interventi dello Stato. Ma come sarebbe? Tremonti fu la bandiera dell’ultraliberismo, uno dei ministri del primo governo Berlusconi nel settore chiave dell’economia, uno dei volti di quella nuova politica che predicava, appunto, “più mercato e meno Stato”, santificava la libera iniziativa privata e demonizzava l’invasività dello Stato, visto unicamente come pastoia e grigia burocrazia. Tremonti deve avere maturato conclusioni diverse da quelle che, 23 anni fa, lo portarono in quel governo. Deve avere sicuramente letto la storia di Bernie Madoff, il finanziere americano arrestato nel 2008 e condannato a 150 anni di carcere per la più grande truffa mai commessa nel settore di fondi di investimento privati: una truffa da 65 miliardi di dollari attuata attraverso un elementare schema Ponzi. Bugie affastellate una sull’altra cui credettero migliaia di persone, società e banche, bugie camuffate attraverso lo spostamento di denaro da un capo all’altro del mondo, lasciando credere rendimenti che in realtà non esistevano. Fu la più evidente dimostrazione che gli organi di controllo dell’economia possono essere soggiogati, irretiti, blanditi e ridicolizzati da un criminale senza scrupoli, santificato per decenni da Wall Street e dalle massime istituzioni fino a diventare presidente del Nasdaq, ma libero di fottere persone che a lui avevano affidato i risparmi di una vita. Banche italiane come la Unicredit, un premio Nobel come lo scrittore sopravvissuto all’Olocausto Elie Wiesel, star di Hollywood come Kevin Bacon e John Malkovich: tutti ipnotizzati dalle frottole di un furfante che pagava gli interessi con i soldi dei risparmiatori che, giorno dopo giorno, riusciva a convincere ad affidare a lui i suoi risparmi. Solo che la truffa, per poter proseguire, aveva bisogno di un numero sempre crescente di truffati da raggirare. Quando arrivò la crisi del 2008 e molti dei clienti di Madoff si videro costretti a prelevare il denaro a lui affidato, sottraendo dalla casse della finanziaria sette miliardi di dollari, nel giro di pochi mesi il castello di bugie implose su se stesso. Ma per vent’anni nessuna delle autorità di controllo si era accorta di nulla: non perché non si nutrissero sospetti, ma perché Madoff era troppo potente perché lo si potesse sottoporre a vere verifiche. Chi espresse dei dubbi, venne ignorato e emarginato. Qualcuno vi dirà che la finanza è cosa diversa dall’economia reale. Ma non è forse un mercato come tutti gli altri quello dove, negli stand, trovare imbonitori che vi promettono di far figliare il vostro denaro, ciascuno garantendo condizioni migliori rispetto ai concorrenti? Madoff fu arrestato, si dichiarò colpevole e unico responsabile del disastro, scagionando i figli Mark e Andrew.
All’udienza conclusa con la sentenza di condanna erano presenti decine di truffati rimasti senza un dollaro in tasca: Madoff si girò verso di loro e li guardò negli occhi, un’assunzione di responsabilità per rafforzare le sue scuse alle vittime, che non potevano però essere tutte in quell’aula. Non solo perché fisicamente incapace di contenerle tutte, ma perché nel frattempo alcune di loro erano morte. Ci fu chi non resse alla beffa di essersi trovato improvvisamente sul lastrico. Tra coloro che si tolsero la vita ci fu anche Mark, il figlio di Madoff. Caduto in una profonda depressione per il clima di ostilità alimentato da media e social nei confronti dei congiunti del finanziere, Mark si impiccò nel suo appartamento di New York nel 2010. Eppure lui, davvero, nella frode non c’entrava nulla. Andrew, l’altro figlio di Madoff, morì di leucemia nel 2014. Ascesa e caduta di questo professionista della bugia sono state ben raccontate nel film di Barry Levinson “Wizard of lies”, interpretato da Robert De Niro, Michelle Pfeiffer e Alessandro Antine Nivola, l’attore di origine sarde nipote dello scultore di Orani Costantino. Madoff sconta il suo fine pena mai nell’ala di massima sicurezza di un istituto del North Carolina. Nel 2010, ha confessato ad un altro detenuto di aver nascosto nove miliardi di dollari. Ma nessuno sa dove.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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