È da giorni che non riesco a levarmi dalla mente quelle poche righe lette in una pagina delle ultime (in ordine di tempo) memorie di Piero Angela, raccolte nel libro “Il mio lungo viaggio”. Riguardano il colonnello Bernacca e non evocano fatti o ricordi spiacevoli, tutt’altro. Ma mi sono rimaste impresse, forse oltre la mia stessa capacità di comprensione, forse perché se dovessi associare un volto all’aggettivo “rassicurante” sarebbe proprio quello del colonnello (che poi fu promosso generale, ma per noi resterà sempre colonnello). Comunque, quando nel 1968 il primo canale della Rai programmò la nuova versione del Tg1, condotta da veri giornalisti e non da semplici lettori di notizie, Piero Angela venne richiamato a Roma dal suo ruolo di corrispondente a Bruxelles, che era seguito ai sette anni a Parigi. Nella predisposizione del nuovo notiziario non poteva mancare una spazio alle previsioni del tempo, per le quali venne designata la figura di Edmondo Bernacca, toscano di Fivizzana, ufficiale dell’aeronautica in pensione con diverse collaborazioni giornalistiche già all’attivo. Piero Angela racconta che la modestia di Bernacca era tale che lui stesso, il colonnello, ammetteva di essere inadatto al ruolo di star televisiva, prevedendo che sul piccolo schermo la sua faccia e i suoi modi sarebbero stati un fallimento. Sappiamo che la storia televisiva ha decretato tutt’altro. Però non è questo che mi ha colpito, ma un altro particolare raccontato da Angela. Tanto rimase fedele a se stesso e coerente col suo stile di vita Bernacca, che non rinunciò mai al suo numero di telefono sull’elenco telefonico di Roma. Cosicché, ogni domenica, il suo apparecchio squillava alle cinque del mattino: erano cacciatori che volevano sapere come sarebbe stato il tempo, durante la giornata. E il colonnello che faceva? Rispondeva, spiegando se avrebbe fatto bello, brutto e se si sarebbe alzato il vento, salutando infine cordialmente i suoi sfacciati interlocutori. Cerco di immaginarmeli questi cacciatori, riuniti assieme al bar per il primo caffè, che scrutano il cielo ancora scuro in cerca di indizi e poi, per levarsi il dubbio, chiamano dal telefono pubblico a casa del colonnello Bernacca, le cui previsioni erano una sentenza. Gente comune che all’alba di una domenica chiama un personaggio televisivo popolarissimo. Cronache di un altro tempo e di un altro mondo, così lontano da non riuscire a comprenderlo e così incredibile da non poterlo dimenticare.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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