Il Personaggio di oggi è Beppe Grillo.
Il comico genovese ieri ha stravinto la partita politica del Referendum. Il successo netto del no al Referendum costituzionale, successivo di pochi mesi alla vittoria netta alle comunali a Roma, rende chiaro anche a chi insiste a girarsi dall’altra parte o a riflettere sulla lanugine del proprio ombelico, quello che sta per succedere in Italia: la vittoria del Movimento 5 stelle alle prossime politiche che, a questo punto, dovrebbero tenersi non appena sarà pronta una legge elettorale diversa dall’Italicum.
Grillo, lo stesso Grillo che tutti abbiamo conosciuto come artista, è il catalizzatore ufficiale di un fenomeno magmatico e non facilmente etichettabile, in corso in gran parte dell’Occidente. Qualcuno dice ‘populismo’, qualcuno parla di ‘deriva di destra’, qualcun altro parla di ‘antipolitica’.
Io credo sia un po’ di tutto questo e anche molto altro.
Molta sinistra è già finita o finirà nel M5S, così come molta, moltissima destra. Mi riferisco a elettori, più che a politici di professione. Elettori delusi e preoccupati, che hanno bisogno di una risposta in tempi brevi alle loro domande e sentono di non poterla ottenere dai partiti più o meno tradizionali. Che poi, per carità, la Lega, in grado di attrarre in parte lo stesso tipo di malcontento, è in questo momento il partito più antico d’Italia tra quelli in circolazione (a parte forse il PSdAZ). Quindi non è neanche la vetustà del simbolo il problema, quanto il linguaggio di chi ne è titolare. La Lega, ricordo, è uno dei vincitori del referendum costituzionale. La sua vittoria non è paragonabile a quella del M5S ma è senza dubbio una vittoria. Lo stesso vale, sempre in misura secondaria, per Forza Italia, Casapound, SEL, Forza Nuova e altri, a destra e a sinistra. Tutte sigle che si sono schierate col no e che hanno vinto. Anche se, ne sono sicuro, chi trarrà i veri vantaggi di questo passaggio politico sarà il M5S, e dunque, Grillo. E la chiave della vittoria sta nel linguaggio.
È un linguaggio che io non capisco, quello del Movimento; un linguaggio che a me sembra vuoto e a tratti minaccioso. Un linguaggio ambiguo che parla di progetti a volte velleitari, a volte pericolosi, a volte condivisibili, mescolati in un modo che mi ispira moltissima diffidenza. Ma io sono tra quelli che hanno perso, ieri, e che in qualche modo non hanno capito. Quindi ci sta che non capisca neanche i prossimi vincitori.
C’è solo un aspetto positivo, dal mio limitatissimo punto di vista: sentirsi opposizione ha un sapore antico, un sapore vago di battaglia e di speranza, che magari è illusorio, ma che serve per provare a guardare avanti anche in mezzo alla nebbia e al buio. Non è un sapore dolce, anzi, è piuttosto amaro. Però una vaga punta di dolce, da qualche parte c’è. Ecco, io da ieri notte, pensando che il prossimo leader dell’Italia sarà Beppe Grillo, ho ripreso a sentire quel sapore.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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