“Più che attaccare la Lega per il suo razzismo, la si dovrebbe attaccare per la sua inconsistenza, per la sua incoerenza”. Queste parole Alessandro Di Battista le pronunciava meno di un anno fa, in questo monologo di propaganda (https://www.facebook.com/Governoa5stelle/videos/1874650312800966/). Di Battista, uno dei leader più acclamati del Movimento, rispondeva a Salvini, che in un comizio aveva trattato malissimo Virginia Raggi e il nuovo corso grillino al municipio di Roma. “Facce nuove? Salvini ha sempre vissuto di politica, da quando io facevo il liceo”. Con la carica rabbiosa che rappresenta perfettamente l’identità del Movimento, Di Battista elencava spese e indennità finite nelle tasche dei leghisti, Salvini incluso, soldi dei contribuenti per ingrassare la vecchia politica. Ora, con questa vecchia politica i Cinquestelle vorrebbero fare il governo del “cambiamento”. Ascoltatelo, quell’anatema. Serve, per aggiungere surreale a grottesco, a dare ragione a Denis Verdini, uno dei bersagli preferiti dei Cinquestelle, che in quella figura vedevano la dimostrazione fisica dell’accordo losco tra Renzi e Berlusconi. Verdini aveva intitolato “Benvenuti in politica!” un suo editoriale di un paio di mesi fa, quando iniziava ad apparire chiaro che le mani dei Cinquestelle si sarebbero dovute sporcare seguendo le regole della politica, la ricerca del compromesso e degli spiragli necessari per dare vita ad un governo che si attende da due mesi e mezzo. Pensate, ora, come avrebbero usato queste parole i Cinquestelle, se i responsabili di questa giravolta fossero stati non loro ma quelli che loro ritengono “la vecchia politica”. L’accordo di governo è stato sottoscritto quasi unanimemente dalla base, dicono dal Movimento, mica come il Patto del Nazareno siglato di nascosto nelle segrete stanze. Questa base è di 42 mila persone: come la popolazione di Poggibonsi, ha scritto qualcuno su Facebook. Rappresentano qualcosa più più dello 0,1 per cento dei votanti italiani, quelle quarantaduemila persone? L’altra sera ero a cena con un simpatizzante dei Cinquestelle. Ci aveva creduto, ora è disllluso. La politica è mediazione e compromesso, è il dovere di parlare anche con “la vecchia politica”. Funziona così in ogni consesso umano che voglia costruire qualcosa. Lo stanno capendo, a loro spese, anche i Cinquestelle, alleati della vecchia politica tanto da esserne ormai diventati parte.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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