Vorrei parlare di Benito, ma non quello di cui oggi tutti discutono per la faccenda del funerale a Sassari.
Amici che lo conoscono mi dicono che Benito Urgu sia un uomo colto, intelligente e sensibile. Io sono cresciuto con la grossolana comicità dei suoi luoghi comuni sul sardo, trasmessa attraverso le cassette vendute nel banchetto accanto ai palchi di piazza, dove Urgu si esibiva alle feste patronali.
Credo che Benito Urgu non sia lontano dagli ottant’anni, ma la sua capacità di strappare una risata non ne ha risentito: mi diverte sempre moltissimo. Però ieri sera fa ho assistito ad una sua performance cinematografica di qualche anno fa, ricavandone una profonda tristezza. Tra le commedie italiane di poche pretese, Sky offre on demand anche una pellicola del 2012 intitolata “E io non pago”. È uno di quei cinecocomeri (corrispondente del cinepanettone natalizio) girati in una località balneare – nel caso a Poltu Cuatu, comune di Arzachena – e interpretato dai soliti noti di quel genere: Jerry Calà, Maurizio Mattioli, Enzo Salvi, Maurizio Casagrande, Valeria Marini.
In questo piccolo mondo della Costa Smeralda, composto da faccendieri spregiudicati, imprenditori squattrinati, finanzieri corrotti alla ricerca dell’evasore fiscale, c’è una parte anche per il sardo impersonato da Benito Urgu. E io ti chiedo, caro Benito: ma vale davvero la pena di di buttare via il tuo talento per prestarsi a rappresentare una così volgarmente stereotipata immagine della nostra terra?
Il sardo del film è ovviamente un pastore vestito di velluto. Nel corso della storia, viene rispedito indietro dallo yacht su cui è salito perché gli puzzano i piedi, è così allocco da affidare il suo denaro ad un imbroglione, perde i soldi che aveva appresso perché si mette a pisciare in spiaggia, come un qualunque bifolco. Benito, tu sei un attore di talento. Te lo dice uno che ti vuole bene, Benito, anche se tu non mi conosci: ma davvero vuoi farti ricordare per tristi apparizioni come questa?
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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