Io non ce l’ho contro Benigni, ce l’ho contro chi lo rende antipatico. Una premessa più lunga del suo monologo biblico, una premessa fatta di “sono onorato di”, “è il più grande sogno per me”, “non avrei mai pensato che un giorno avrei avuto qui” non può che creare una ridicola aspettativa tale da sminuire l’effettiva portata dell’evento. Con tutto il rispetto e l’ammirazione per Benigni, inoltre, devo aggiungere che anche la sua lunga premessa alla recita del “Cantico dei cantici” non è che abbia fatto bene al resto dell’esibizione. Dava per scontata la quasi totale ignoranza di questo testo del quale (almeno ai miei tempi ma credo che ancora sia così) miliardi di ragazzini vanno a caccia di versioni non censurate per intuibili motivi un po’ cochon e quando sono un po’ più grandetti perché cominciano ad apprezzarne l’evidente valore letterario. Io sono convinto che le poesie note perché si studiano a scuola siano tra le vette più alte dell’ingegno umano. Se fanno parte dei programmi per la formazione di una cultura di base, pur con tutti i limiti dei vari ministeri dall’Unità d’Italia ai giorni nostri, non sarà un caso. Io, a esempio, scusate la banalità, amo “Il sabato del villaggio”. Se Benigni me ne propone ex abrupto una sua recita con qualche commento, ne sarò felice. Ma se lo annunciano tipo la discesa dalla scalinata di Wanda Osiris e lui stesso premette che rivelerà cose che voi umani non potreste immaginarvi, bè allora vaffanculo
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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