In questi giorni in Sardegna e in altre località d’Europa fervono le esercitazioni militari del Trident Juncture. Si sparano bombe, proiettili veri. In Sardegna, in particolare, ogni reazione ad una presenza totalizzante di servitù militari, superiore a tutto il resto del paese messo insieme, viene giustificata con le famose “buste paga”. A sentire i commenti di generali, politici soprattutto di destra, e amministratori di vario colore politico, oltre che di gente comune male informata, l’automatismo scatta immediato, con una contrapposizione pretestuosa tra l’economia militare e i danni alla salute e alla morale provocati dalle bombe. La solfa è sempre la stessa: andate a La Maddalena, a vedere cosa è successo dopo che sono andati via gli americani e la Marina. Sicché alla fine la discussione si riduce ad una specie di bilancia: da una parte l’economia, i posti di lavoro, l’indotto, le buste paga; dall’altra i veleni, i rumori, la salute pubblica, il bene comune, la pace. Una bilancia che pende da una parte o dall’altra a seconda dei valori di ciascuno. Ma in realtà è una bilancia truccata, perché è falso, ripeto, è falso che l’attività militare abbia portato in Sardegna benefici di natura economica. Certo, ci sono delle buste paga, a Decimomannu, a Perdasdefogu e in pochi altri posti. Obbiettivamente esiste anche un indotto economico portato dalle attività militari. Ma si dimentica troppo spesso che questa economia non è in aggiunta, ma in sostituzione. Cioè è una economia, povera e dipendente, che ne sostituisce un’altra, autonoma e ben più florida. Come ho già dimostrato in questa inchiesta, Sardegnablogger: Lo sviluppo al piombo i paesi che ospitano le servitù militari hanno sofferto di uno spopolamento ben più grave dei paesi limitrofi. Tanto per capirci, mentre Teulada, con la presenza del poligono, quasi dimezzava il suo numero di abitanti negli ultimi 50 anni, i paesi contermini, Domusdemaria e Sant’Anna Arresi, al contrario, quasi raddoppiavano il loro numero, grazie all’economia tradizionale agropastorale unita a quella turistica. La stessa identica questione riguarda Villaputzu confrontata con Muravera. A Decimomannu e Perdasdefogu un po’ di economia, obbiettivamente, i militari l’hanno portata. Ma a quali costi? Gli aerei che ronzano continuamente nel basso Campidano non sono il massimo per la tranquillità delle popolazioni, e Perdadefogu, comunque, soffre di grave fenomeni di spopolamento; ma mentre Ierzu può dire di produrre il miglior Cannonau del mondo, Perdasdefogu ha solo terreni devastati, a giudicare dalle inchieste, inadatti a qualsiasi economia agropastorale. Ma anche su questo punto occorre guardare la questione da una prospettiva più generale. La Sardegna offre il 60 per cento del territorio italiano alle servitù militari, e per contro ha solo il 7 per cento delle buste paga militari. Quindi è falso che la Sardegna ne abbia dei particolari benefici. La Sardegna ha soltanto le scorie tossiche dell’attività militare. In Sardegna ci sono i poligoni, si sparano le bombe, si inquina, mentre è altrove che sono i centri direzionali e gli investimenti, con la pioggia di ricche buste paga, come spiego più dettagliatamente nel citato articolo. Infine, La Maddalena. Sapete qual è il comune costiero della Gallura che è cresciuto meno di tutti? La Maddalena, ovviamente, che non fa eccezione al trend dei paesi militarizzati. Quindi la presenza dei militari era un impedimento, un tappo al reale sviluppo dell’isola. Ma su La Maddalena, come ho già scritto in questo articolo Sardegnablogger: L’incredibile storia del G8 mancato a La Maddalena , pende anche la beffa del G8, della mancata riconversione e delle mancate bonifiche. I militari hanno sfruttato e inquinato l’arsenale e poi se ne sono andati via senza ripulire nulla, e i soldi stanziati dallo Stato, per le bonifiche, se li sono pappati quelli della famosa “cricca”. Ecco il perché di un mancato sviluppo! E tuttavia, a la Maddalena, vi sono confortanti segnali di ripresa economica, perché è normale che per riconvertire una economia occorra tempo. Quindi questa storia delle buste paga è una bufala, una patacca. L’economia militare è minima rispetto non solo ai costi delle bonifiche occorrenti, che sono enormi, ma anche all’economia agro-pastorale e turistica che è stata sostituita e distrutta da quella. E sarebbe ora che Università e Regione facessero uno studio serio che certificasse quello che è piuttosto evidente anche ad una indagine sociologica preliminare. Le servitù militari in Sardegna non sono solo una spropositata espropriazione di sovranità popolare, ben oltre la quota che una Regione deve sostenere per la difesa della nazione, ma un serio, gravissimo impedimento allo sviluppo economico. foto L.Serra
foto di copertina tratta dal sito Sardegnaremix.com
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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