Più ci penso e meno la digerisco.
Noi sardi sempre pronti a difendere la cause altrui in questo paese, ad immolarci sull’altare del gesto eroico che fa tanto patria la patria. Una patria che di noi ha fatto più vedove e orfani di qualsiasi calamità. Noi che rilanciamo sempre gli appelli e le lotte di chi subisce o sta per subire un torto o un sopruso, ad essere collaborativi e disponibili, solidali, quando non genuflessi con lo straniero -che per noi lo è anche l’italiano- Insomma, per quanto orgogliosi e testardi di begli sforzi e sacrifici ne abbiamo fatti, per sentirci e rassegnarci ad essere “connazionali”.
Abbiamo donato Caprera a Cavour e Garibaldi, abbiamo sempre accolto tutti, Ponzesi, Corsi, Tabarchini, Istriani e Catalani facendoli sentire talmente a casa loro da avergli “regalato” buone parti di terra, anche se sardi non si sono mai sentiti, “vado in Sardegna” ho sentito ripetere più volte in quel di Câdesédda (Calasetta in tabarchino), de La Maddalena e persino da l‘Alguér. Altre belle porzioni di territorio le abbiamo lasciate colonizzare dalle armi, dalle industrie, dagli abusivi con tutto il loro velenosamente mortale ed insanabile inquinamento.
Ora vorrebbero ancora altra terra ed altra carne sacrificale, dove riporre materiali di una pericolosità ed imprevedibilità inaudite, siamo pochi, siamo poco importanti e siamo pure scemi, perché così è visto il generoso, quello che da senza chiedere nulla cambio a chi sta peggio di lui, ma troppe volte anche a chi stava meglio, a chi viene premiato per quanto pesa in oro e preziosi, ogni anno, pur essendo già straricco di suo.
Questa storia delle scorie nucleari e della paventata, assurda ma possibile idea di portarle in Sardegna, altro non è che il seguito di una storia fatta di poca considerazione e di imposta sudditanza, non tanto e soltanto con le armi quanto col ricatto. In un’isola che ha visto per secoli arrivare altre genti e rimanerci, perché c’era da vivere e c’era da farlo in un posto stupendo che ci raccontano essere stato invece, in quel tempo, un deserto di miseria, di solitudine e di ignoranza. MENZOGNE! Quest’isola sfamava molta più gente di quanta non ne sfami oggi. In questa terra si viveva in pace e con dignità anche nelle mille diversità. Sino a ieri non sapevamo nuotare, questo ci ha raccontato la storia ufficiale, quella che scrivono i vincitori e la dettano ai perdenti. Ed invece viene fuori che navigavamo meglio dei Vichinghi, conoscevamo le Stelle a menadito e sapevamo andare e tornare da posti che altri avrebbero visitato e scoperto soltanto molti secoli più tardi.
Fra quello che siamo e quello che eravamo passa oggi più qualche anno luce che qualche secolo, perché nel mezzo si è dimenticato tutto il tramandato, tutto il racconto della nostra evoluzione/involuzione, esattamente in quest’ordine, ed è stata cancellata tutta la nostra radice storica tant’è che andiamo a tentoni, gli archeologhi scaramucciano e schermagliano attorno alle versioni, tutte inventate e tutte per questo diverse. Ma se ci fate caso, oggi come tanti secoli fa, siamo sempre da soli quando c’è da difenderci, le nostre lotte imbracciate contro altri soprusi non vengono mai appoggiate, sostenute dal resto del Paese. Le altre regioni si guardano bene dal farlo, in fin dei conti per loro si tratta di scampato pericolo. Ma sono proprio loro ad averle prodotte le scorie, traendone enorme lucro. Stessi passi dei veleni della Terra dei Fuochi, il lucro al ricco e potente Nord, lo scarto al Sud. Di questa vicenda si parla, i media si schierano e rilanciano ingrandendo la notizia e noi d’appresso a colpi di “share” e di vera indignazione, mentre le nostre beghe, le nostre vicende ed i nostri problemi tendono da sempre a nasconderli, a minimizzarli e a non darci ascolto ne’ tantomeno considerazione alcuna, chiediamo lumi sui poligoni e la morte che spandono, e loro ci centuplicano le dosi di veleno stabilite.
Siamo sempre soli, ed il brutto è che, ancora, a vivere da soli non abbiamo ripreso, non abbiamo imparato a farlo. Cerchiamo mercati oltre mare per i nostri prodotti e lasciamo che altri prodotti si portino via la fetta più grossa delle nostre economie. Ci hanno reso periferia, banlieue, e ci lasciamo ghettizzare ancora peggio, ricattare ancora di più. Piangiamo miseria ma non compriamo i nostri prodotti.
Parliamo tanto di Indipendenza, ma ci mettiamo sempre appresso un “ma”.
Scusate lo sfogo, ma vaffan#### và..!
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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