In questi giorni circola una delle solite bufale sugli immigrati, che attribuisce al sindaco di un centro dell’hinterland cagliaritano (Monserrato), la paternità di una lettera inviata alla circoscrizione scolastica, ove invita gli studenti musulmani a non contestare nella mensa scolastica la carne di maiale, in quanto gli ospiti si devono adeguare alle tradizioni con la solita tiritera dei luoghi comuni del caso. La lettera, come spesso succede con questo genere di bufale, ha fatto il giro della rete, nonostante il sindaco della cittadina si sia subito affrettato a smentirne la paternità, svelandola in quanto tale, una patacca. Tuttavia, occorre dire, la bufala era confezionata bene, ed espressa in modo pacato e arguto, tanto che ha avuto successo non solo tra i soliti cialtroni e razzisti, ma anche tra persone sinceramente convinte che essa fosse l’espressione di una modalità positiva di civile convivenza. Anche se il senso riproduceva l’antico detto “o mangi questa minestra o salti da quella finestra”, i toni mantenevano una certa eleganza (ci sono tanti paesi musulmani pronti ad accogliervi a braccia aperte, quindi potete anche andare là), da pensare che, in qualche modo, fosse giusto spiegare agli ospiti di adeguarsi alle regole della locale civile convivenza. Non dev’essere difficile reperire in rete la lettera per chi volesse approfondire. Tuttavia ho ravvisato, in questa bufala, per quanto tale, il germe di una pericolosità sociale, forse maggiore di quelle opera dei cialtroni da tastiera muniti di lanciafiamme, proprio per la modalità, implicitamente discriminatoria, ma subdola. Ora vorrei fare un piccolo esercizio esemplificativo, per spiegarmi meglio. Premetto che la lettura è riservata a coloro che considerano la discriminazione indegna di un paese civile e democratico. Un presupposto che, purtroppo, di questi tempi di devastante diseducazione civica, è bene specificare. Supponiamo, ora, che una lettera del genere sia stata davvero scritta da parte di un sindaco in una qualche parte d’Italia. In una affollata mensa di una scuola, poniamo media, i bambini mangiano allegramente. Ad un certo punto, per secondo arriva una pietanza a base di carne di maiale. Tra i tanti bambini, cinque si rifiutano di mangiarla. Andiamo a conoscere questi 5 bambini. Il primo bambino è vegetariano. Dato che la scelta vegetariana è un’etica ormai ampiamente diffusa e comprensibile, al bambino, per non discriminarlo, viene fornita una bella zuppa di legumi. Il secondo bambino è intollerante alle carni rosse, per cui, certificato medico alla mano, gli si porta la bella zuppa di legumi. Il terzo bambino è cattolico ma, caso raro, è un cattolico praticante. Dato che siamo in periodo di quaresima, il bambino non può mangiare carne. Per cui, per non discriminarlo, gli viene fornita una bella zuppa di legumi. Il quarto bambino è musulmano ma, caso raro ma non improbabile, è italiano. I genitori hanno abbracciato la fede musulmana spontaneamente, in quanto adatta alla loro spiritualità, e la praticano con serietà. Dato che la Costituzione Italiana prevede la libertà di culto, per non discriminarlo, gli viene portata una bella zuppa di legumi. Il quinto bambino, invece, è musulmano, ma straniero. Viene da un paese povero, ma ospitale. Dato che la lettera del sindaco prevede che non gli si debba fornire altro, in quanto straniero, il bambino resta senza mangiare, osservando gli altri mangiare felici. Il bambino prova anche a spiegare che nel mondo esistono varie confessioni, che gli induisti non mangiano carne vaccina, i musulmani non mangiano carne di maiale e così via, ma niente. Non avendo mai mangiato quel tipo di carne, inoltre, prova anche una certa repulsione, un po’ come sarebbe per uno di noi mangiare carne di coccodrillo o di serpente. Ma nulla. Il bambino finisce per chiedersi in quale paese sia capitato, visto che il cibo buono abbonda, ma lascia senza mangiare un bambino. Ecco questo esempio ci porta a comprendere in quale tunnel di mostruosità umana, con questa folle temperie xenofoba, siamo entrati dentro, al punto da discriminare in questo modo un bambino. E tuttavia, c’è anche una variante, significativa, a questa storia. Perché si dà il caso che il quinto bambino, quello musulmano e straniero, non è figlio di gente semplice, ma di un ricco imprenditore di un paese orientale, finanziatore di diverse società commerciali della zona. Dubito che il finale sarebbe lo stesso.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design