La cosa strana è che i bambini ora non vedono l’ora di tornare a scuola perché si annoiano. Quando ho fatto le elementari io, le vacanze duravano sì e no cento giorni, perché si rientrava a scuola a ottobre. Al 15 giugno si ritiravano le pagelle e cominciava un quasi infinito paradiso fatto di:
svegliarci quando ci si svegliava colazione e fuori a giocare… l’impegno da adulti era costituito da andare a comprare pane caldo e latte fresco a cinquanta metri da casa (sì, a sette/otto anni) e poi fuori a giocare nel vicolo (su Bixinau) sino a che le urla di ogni mamma, zia o nonna da ogni casa, annunciavano per la terza volta che il pranzo era pronto e ci separavano; coprifuoco nel primo pomeriggio e fuori a giocare… Ogni tanto si affacciava una mamma o una zia o una nonna di chiunque e controllava che ci fossimo tutti, ma noi sempre lì a giocare scalzi o con la cinesine di plastica ai piedi (infradito) a discutere organizzare litigare ma non c’era tempo per la noia; inventare giochi quando i nostri non bastavano… si inventavano: famiglie negozi ospedali vacanze matrimoni giochi senza frontiere ristoranti con quello che avevamo di concreto e il resto si inventava e non c’era tempo per la noia… Ricordo una volta che uno di noi, non so se fratello o cugino o vicino di casa riuscì a “vedere” una roulette nella ruota della macchina a pedali di mio fratello e poiché non c’era tempo per la noia all’improvviso fummo tutti miliardari a Montecarlo e coi vecchi giornali creammo dal nulla, griffatissimi portafogli pieni di banconote che venivano bloccate tra i due raggi di quella ruota di quella macchinina blu ribaltata che un setteottenne crupier faceva girare.
E le jeux son fait… Rien ne va plus.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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