Sanna Marin, premier finlandese, è finita nei social di tutto l’universo mondo perché in una serie di video divenuti virali balla e si diverte. E qualcuno, forse presente alla festa, ha affermato di aver visto la prima ministra ballare addirittura con tre uomini diversi”. Subito ci si è trovati costretti a schierarsi tra chi è d’accordo perché la prima ministra di uno Stato possa spassasela in questo modo e chi, invece, parteggia per la giovane donna di trent’anni e al suo sacrosanto diritto al divertimento. Prima dello schieramento e relativa sentenza (posto sia cosa facile e giusta) pongo un quesito preliminare: se fosse accaduto in Italia come ci saremmo comportati? La risposta è (apparentemente) facile: è già accaduto e la sinistra condannò ferocemente e senza mezzi termini le feste berlusconiane con tanto di bandana dell’allora capo del Governo e condannò senza nessun appello le sortite al papetee dell’allora vice presidente del Consiglio Salvini. Si obietterà (e stranamente lo si fa da destra che, invece, condanna la Marin) “quella era un’altra storia”. Massimo Recalcati, su Repubblica, difende a spada tratta Sanna Marin e se la prende con chi vive questa femminilità e giovinezza con ideologia patriarcale e maschilista. Fosse così semplice caro Recalcati. Ma non lo è. Non spostiamo, subito, l’asticella verso il “presunto” maschilismo. Stiamo parlando di un’altra storia e poco serve citare come esempio i commenti (quelli squallidi senz’altro) contro l’allora presidente della Camera Boldrini e la ministra Boschi. Chiedo al buon Recalcati (e alla linea editoriale di Repubblica) e se a ballare “con tre uomini” ci fosse andata Giorgia Meloni? Risposta: che c’entra? Lei non è ancora a capo del governo e se mai lo sarà dovrà mantenere un atteggiamento serio e sobrio. E perché la Meloni deve dare dimostrazione perenne di serietà davanti all’universo mondo e la Marin no? Ricordo solo due episodi. Il primo è relativo a Giancarlo Paietta, esponente di punta dell’allora Partito Comunista Italiano e vice presidente della camera che, dallo scranno della presidenza, redarguì con veemenza un parlamentare entrato in aula senza cravatta. Era un suo compagno di partito ma Paietta non volle sentire ragioni e obbligò l’onorevole ad indossare la cravatta per rispetto assoluto alla sacralità di quel luogo che rappresentava tutti gli italiani. L’altro episodio è legato ad una foto famosissima dell’Onorevole Aldo Moro, in spiaggia (penso dalle parti di Riccione) in camicia e pantaloni che accompagnava le figlie al mare. Neppure il costume. Ecco, riponiamoci la domanda davanti ai vari esempi: la sobrietà fa parte dell’etichetta politica? Dell’etica? La sobrietà deve essere un valore aggiunto, per tutti, destra, centro e sinistra? La risposta – la mia risposta – è semplicemente e naturalmente si. Chi rappresenta lo Stato, chi ricopre una carica politica di alto livello si deve comportare di conseguenza. Sarò all’antica ma il rispetto per il ruolo è necessario ed importante. Non c’entra essere giovani o belli o aitanti oppure donne. Non c’entra essere di sinistra o di destra in quanto, a questo punto, la discussione è sinceramente pelosa. Il presidente Mattarella, per dire, non può recarsi in discoteca a fare quattro salti sulla pista da ballo; anche se è una una festa per arzilli ottantenni, dovrà declinare l’invito. Così Draghi e il Presidente della Corte Costituzionale, il presidente di una regione e, direi, anche il segretario di un partito politico. Vale per Berlusconi, Salvini (condannati dalla sinistra per i loro atteggiamenti) e vale per Sanna Marin osteggiata, invece, dalla destra. Chi si impegna in un ruolo pubblico non può permettersi di “lasciarsi andare”. E’ una questione di gusto, di etica e di etichetta e, se permettete di autorevolezza. L’ultima questione è vecchia come il mondo: era una festa privata. Come le cene eleganti di Berlusconi, come le bevute al papetee, come alcune feste con le escort in una stanza privata d’albergo di alcuni onorevoli. Se volete portare la bandana, fare i trenini con le musiche latine, bere spritz a tutto spiano, saltare sulle piste da ballo potete farlo e non c’è nessuno che vi possa condannare in pubblico o in privato. Un unico avvertimento: non fatelo se ricoprite un’alta carico dello Stato. Ed essere donna, almeno stavolta (e il maschilismo e la femminilità e la giovinezza e l’intolleranza) non c’entrano assolutamente nulla.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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