In questi giorni la California brucia. 31 vittime fino a questo momento, 700 km quadrati percorsi dal fuoco, migliaia di case evacuate, danni ai boschi e all’agricoltura per milioni di dollari, aria irrespirabile. Da oltre una settimana, pur con tutte le diavolerie tecnologiche della più grande potenza militare del pianeta, il fuoco appare inarrestabile. Per fare un paragone con la nostra isola, terra mediterranea con un clima simile a quello Californiano e perciò predisposta all’insorgere degli incendi, questo unico incendio californiano ha percorso più terreno che tutti gli incendi sardi degli ultimi 10 anni. Considerando le vittime, bisogna mettere insieme gli incendi di 40 anni per raggiungere quella triste cifra californiana. Ma quest’anno, a causa della siccità e dei cambiamenti climatici, in tutto il mondo vi sono stati incendi devastanti, ben più di quelli a cui noi sardi siamo abituati. Corsica, Francia, Portogallo, Spagna, Australia, e persino nei paesi freschi e perennemente verdi, come l’Irlanda. Incendi, specie quelli della penisola iberica, regione secca con un clima simile a quello sardo, che ha devastato intere zone. In particolare, l’incendio portoghese ha provocato 63 morti. Una strage. Il mondo, insomma, è malato. E questa malattia non risparmia neppure i paesi tecnologicamente più avanzati e più ricchi, che pure potrebbero difendersi dalla furia del fuoco. In realtà, oltre certe dimensioni, quando il fronte del fuoco diventa chilometrico, la tecnologia può fare davvero poco. Ma noi sardi, sofferenti di una sorta di sindrome “sardocentrica”, pensiamo di essere gli unici colpiti da questa piaga, con tutto il profluvio di complottismi per questo e per quello. In realtà, a seconda delle condizioni climatiche, tutto il mondo brucia. E più brucia, e più peggiorano le condizioni climatiche, in una sorta di circolo vizioso. Un giorno spiegherò come, il tanto vituperato modello antincendio sardo, sia certamente più efficace di altri, perché è basato sulla tempestività dell’intervento. Un giorno spiegherò che questo, forse, non è ancora ben compreso a tutti i livelli, e si rischia così di perdere un modello di efficienza forse unico al mondo, che spegne circa 3000, anche 4000 incendi in un anno, e che anche quelli che sfuggono al controllo dell’uomo, in genere vengono spenti in giornata, per quanto devastanti. Un giorno spiegherò perché questo modello di efficienza, studiato a livello internazionale, lentamente viene smantellato. Ma non ora. Ora la notizia da sottolineare è questa: http://www.repubblica.it/…/clima_usa_trump_pronto_a_rottam…/ Trump che rottama le politiche di Obama. Non si tratta solo del welfare state, o dell’assistenza sanitaria, e degli accordi di pace con Cuba o con l’Iran. Che già basterebbero da soli, il disconoscimento di quegli accordi, per far ricredere quegli ingenui, anche strutturati ideologicamente, che sia sufficiente “cambiare” o partecipare emotivamente ad un qualunque cambiamento per sentirsi, in qualche modo, “avanguardia” culturale e rivoluzionaria. La rottamazione che Trump sta ponendo in atto è quella relativa ai vari accordi internazionali sui cambiamenti climatici. Trump, coerentemente con i suoi cavalli di battaglia elettorali (come a dire, nessuna sorpresa, c’era da prevederlo), sta puntando decisamente sull’utilizzo del carbone a discapito delle energie rinnovabili. E sta, pertanto, voltando le spalle e disconoscendo tutti quegli accordi internazionali che, consapevoli degli studi scientifici che ormai comprovano, senza dubbio alcuno, il cambiamento climatico con un innalzamento anomalo della temperatura, cercano di limitare i danni mediante il controllo delle emissioni industriali in atmosfera. Questo per dire che spesso, dietro il destino avverso, i disastri naturali, ci sta l’incapacità degli esseri umani di porre rimedio ai propri errori.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo.
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