Dice che tutto ormai è ideologia. O meglio, c’è talmente poca ideologia che ti attacchi alle coglionate per fare ideologia. Punti di vista, ma il risultato è che parli di vaccini, carte di credito e cartelle fiscali come un tempo si parlava di liberalismo e socialismo. Oh, non è che sia una novità, a ben vedere, questo schierarsi su epifenomeni che nella sostanza determinano l’identità del gruppo ideologico al quale volenti o nolenti apparteniamo. Da sessantottino litigavo spesso in casa, soprattutto con babbo, perché il Sessantotto non è stato soltanto un fenomeno politico della storia del Novecento, ma anche e forse soprattutto un fenomeno esistenziale. Durante uno di questi litigi una volta gli dissi: – Noi non potremo andare d’accordo neppure sulla Coca Cola, perché tu dici che una porcheria senza averla assaggiata, soltanto perché in Italia è una porcheria moderna e non dei tuoi tempi.Lui mi rispose:-E tu dici che è buona anche se non ti piace perché per principio devi dire il contrario di ciò che dicono quelli della mia età.In sostanza io gli davo dell’ottuso e lui più esplicitamente del coglione. Avevamo entrambi ragione perché, pur senza averlo troppo razionalizzato, ciascuno apparteneva a schieramenti identitari che identificavano i propri connotati anche in questioni apparentemente banali quale la Coca Cola. A unirci, non esplicitato, c’era un fattore: la Coca cola era roba americana e a tutti e due l’America stava sulle balle, a lui da destra e a me da sinistra.Poi è stato bello per lui invecchiare e per me crescere imparando, soprattutto io, altre forme identitarie che distinguevano quegli schieramenti da quelli di ora. Babbo, a esempio, fascista durante il Fascismo e fortemente di destra sin da quando ho i primi ricordi di lui, aveva un profondo disprezzo per gli evasori fiscali, piccoli e grandi. Ora la destra al governo mi sa che la pensa diversamente. Babbo, inoltre, medico condotto già dagli anni in cui la medicina aveva meno mezzi di ora per opporsi ai malanni, subiva le morti inevitabili dei suoi pazienti come una sua personale e quotidiana sconfitta, soffriva come se fossero stati tutti suoi parenti o amici cari. Credo che adesso sarebbe furioso contro quelli che strizzano l’occhio ai novax o chiunque per motivi ideologici o peggio di opportunità politica spinga a mettere in dubbio la scienza medica. Una volta, lui molto anziano e io molto adulto, volli prenderlo in giro sul suo antiamericanismo di antica matrice fascistoide (sostanzialmente per il fatto che lui e la sua generazione avevano impugnato le armi contro gli alleati angloamericani) dicendogli che era ormai provato che il DDT era cancerogeno e che la Rockefeller Foundation aveva usato i sardi come cavie per i suoi esperimenti. Cessò immediatamente di scherzare, gli lessi in faccia il riaffioro di tutte le sue antiche sofferenze di medico di campagna e mi disse, incazzato, una frase che ripeto spesso perché forse riuscì a farmi maturare, nonostante fossi già quasi un signore di mezza età, più di mille altri insegnamenti:-Prima del DDT quando in una casa arrivava la morte ormai non piangevano più. Poi, almeno, abbiamo imparato a piangere.Voleva dire che non potevo permettermi di insaccare nella disordinata bisaccia dei miei disprezzi identitari anche un prodotto che aveva declassato la morte per malaria da evento comune a dolorosa eccezione.Ora che sono vecchio quanto ai tempi di questo discorso lo era babbo, mi sento sempre più vicino a lui, anche se io nel mio medagliere di ex sessantottino ho soltanto qualche manganellata presa dalla polizia e qualche bastonata presa dai fascisti, mentre lui nel suo medagliere di ex fascista aveva una vera e propria medaglia al valore meritata in una guerra ingiusta, di invasione, ma, sul piano individuale, sempre di valore si trattava. E credo che entrambi, adesso, saremmo vicini e complici nel mandare affanculo (ma non voleva che io dicessi parolacce, pure se lui ogni tanto mi dava del coglione e ciò era molto incoerente da parte sua) quelli che fanno ideologia dei vaccini, delle cartelle fiscali e delle carte di credito.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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