C’è solo da fare una piccola modifica al testo, bellissimo, di Fabrizio De André:
E poi se la gente sa E la gente lo sa che sai cantare cantare ti tocca Per tutta la vita E ti piace lasciarti ascoltare.
Ecco, il suonatore Jones può essere ben rappresentato nella versione chansonnier da Charles Aznavour, uno dei più grandi interpreti della canzone francese con qualche passaggio verso l’Italia, terra che lui amava da sempre. Aveva 94 anni e ha cantato per 70, proveniva dall’Armenia, paese che ho visitato e dove a Erevan, nella capitale, era considerato un mito vivente. Di lui ricordo una versione dolcissima de “il faut savoir” che la professoressa di francese ci fece imparare a memoria, poi “l’istrione” e la magica “e io fra di voi” che è il frammento di un mio lungo abbraccio tra amici un po’ troppo allegri e spensierati. Aznavour ha cantato l’amore, ha scritto oltre mille canzoni, ha camminato tra le note e nelle note si è tuffato, ha sorriso, ha maramaldeggiato, ha commosso e ha unito. Charles era per gli abbracci, quella voce dolce, suadente, istrionica, lontana dai rumori di oggi, lontanissima dalla musica pop. Era uomo di luci soffuse, giganteggiava tra gli innamorati, quelli che ancora si promettono qualcosa, quelli che sanno dove camminare nella terra dell’infinito. E’ stato un bel lungo momento che ha attraversato molte generazioni. Persona educata, sorridente, quello che possiamo definire una bella persona. Sapeva cantare Charles Aznavour e lo sapeva fare molto bene. E adesso gli toccherà cantare per tutta la vita, magari proprio insieme a Fabrizio De André.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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