Quando poco più d’un anno fa c’è stato l’attentato a Charlie Hebdo mi sono indignato come tutti di fronte alla palese violazione di un diritto irrinunciabile delle nostre Costituzioni, quello della libertà di stampa, del diritto di satira. Un attimo dopo, però, sfogliando subito l’elenco delle vignette incriminate, mi sono imbattuto in una carrellata di oscenità contro la morale più profonda dell’uomo, islamico o cristiano che fosse. Tra le altre ce n’era una che ritraeva Dio, il Dio dei Cristiani, penetrato analmente dalla Trinità, sotto forma di una squadra massonica (almeno così credo d’aver compreso). E mi sono indignato, per la violenza delle armi e per quella della penna. Un anno dopo, Charlie Hebdo pubblica un’altra vignetta, sulla quale è difficile esprimere un’opinione univoca, tantomeno serena. Vi compare Aylan, il bambino morto sulle onde di un mare sacro, il Mare Nostrum, che lambisce le nostre coste, nostre come quelle siriane, turche e greche, ma che talvolta uccide anche chi fugge da una guerra tanto atroce da risultare insopportabile. Nella vignetta è scritto che se Aylan fosse cresciuto sarebbe diventato un molestatore di donne bianche, al pari di quelli che a Colonia la notte di Capodanno hanno violentato decine di donne tedesche. Qual era lo scopo di questa vignetta? Far sorridere? Far riflettere sull’uso improprio dell’accostamento donne bianche-uomini di colore? Non si capisce. D’altro canto le parole addolorate del padre e la vignetta alternativa del caricaturista giordano Osama Hajjaj, retweettata dalla regina Rania di Giordania e che ritrae il bambino cresciuto diventare addirittura un medico non ci aiutano. Sono reazioni legittime e costruttive di fronte a un fatto drammatico. Sono altro dalla satira. Quella che invece il giornale francese ha tentato di fare pare un’operazione molto simile all’ironia, un metodo sostanzialmente socratico, che il pensatore greco definiva come decostruire antifrasticamente, cioè estrapolare arrivando a capovolgerne anche i termini pur di capirne il senso più profondo. Soltanto che l’ironia si applica a fatti sostanzialmente ambigui, mentre nella vicenda di Aylan tutto è tremendamente chiaro. E allora? Cosa rappresenta questa vignetta così raccapricciante e al tempo stesso apparentemente gratuita? Continuo ad analizzare tutte le possibilità che la retorica, diciamo così, ci offre a supporto della comprensione, ma ecco che i giornalisti del periodico francese ribadiscono che essa è satira e soltanto satira. Allora mi sono chiesto il vero significato della satira. E mi sono ricordato di Orazio, che l’aveva reinventata più di duemila anni fa. Lui la definiva un piatto colmo di portate, dove i piatti stavano per le qualità morali o immorali del suo tempo. Le sue vittime non erano uomini illustri, ma persone comuni, a tutti note per i loro vizi. A Orazio non interessavano le persone in sé, ma le persone in quanto esempi. Orazio attaccava dunque i vizi e non i viziosi. Orazio aveva però un suo ideale di vita morale: la misura delle cose, anche nelle sue satire. Una misura che Charlie Hebdo stavolta ha superato di gran lunga. La satira, insomma, ha un contenuto etico, tanto che anche la nostra Corte di Cassazione si è sentita in dovere di emettere un parere giuridico a sostegno del suo essere un diritto costituzionale… “ È quella manifestazione di pensiero “, afferma la Corte, “ talora di altissimo livello che nei tempi si è addossata il compito di castigare ridendo mores, ovvero di indicare alla pubblica opinione aspetti criticabili o esecrabili di persone, al fine di ottenere, mediante il riso suscitato, un esito finale di carattere etico, correttivo cioè verso il bene… “ Torniamo, dunque, alla nostra vignetta: esistono questi requisiti correttivi di un fatto indubbiamente negativo? No. E allora, sorge il dubbio, questa volta definitivo, che in fondo questo di Charlie Hebdo sia stato soltanto un pessimo pretesto per richiamare visibilità su un giornale altrimenti votato all’indifferenza del suo pubblico. E che il piccolo Aylan sia veramente rimasto per la seconda volta vittima di una società che non è stata in grado di accoglierlo umanamente.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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