Dopo una giornata di lavoro a Cagliari, il viaggio di ritorno prevede la classica sosta di mezza via. Bauladu o Abbasanta. Noi del capo di sopra lo sappiamo bene, il viaggio a Cagliari necessita del fermo tappa, andata e ritorno. Breve conciliabolo con i compagni di percorso e via, vada per l’Autogrill. In quel luogo mi sono fermato decine di altre volte, ripromettendomi sempre che quella sarebbe stata l’ultima. Invece l’altra sera ho avuto l’ennesima recidiva, pur sapendo che mercanzia che vendono, quella roba che genera fatturato, arriva tutta da fuori. Non c’è niente, dicasi assolutamente niente di niente che abbia almeno una parvenza di sarditudine. Che so, una marca d’acqua minerale, qualche formaggio, dei dolci, qualche crocchias, un po’ di pane carasau, una marca di vino, un liquore di mirto o di cardo, un po’ d’olio, qualche souvenir di sughero o qualche ceramica di Assemini, qualche bigiotteria. No, niente. Proprio niente di niente. Mentre rimproveravo me stesso e gli amici perché cavolo ci fossimo fermati in quel luogo “non luogo”, provocatoriamente chiedo un panino con pane e formaggio sardo ed un’acqua minerale smeraldina, quella che esportano anche in America, sapendo quale sarebbe stata la risposta. Chiesi all’incolpevole barista, come mai non avessero niente da bere o mangiare che avesse un minimo di parvenza sarda. In quel preciso istante, come sbucata da sotto terra, appare la direttrice dell’autogrill, con piglio ed eloquio manageriale, stigmatizzando, secondo il suo pensiero, il mio sarcasmo. “Noi non compriamo prodotti sardi perché non li troviamo, non ci sono le fabbriche e poi ci costano di più. Voi fate gli spiritosi mentre noi diamo lavoro e io, se proprio lo vuole sapere, sono più sarda di lei”. Le chiedo prontamente di dove fosse. “Di Napoli”, rispose. Gentile signora di Napoli, non credo che questo ragionamento valga anche per la sua bella Campania, perché le volte che ci sono stato ho sempre trovato prodotti del territorio. Sarebbero guai seri non trovare il limoncello di Sorrento all’autogrill della sua terra. Ho viaggiato per l’intera Italia da nord a sud e in ogni stazione di servizio in cui mi è capitato di fermarmi ho trovato ben in vista prodotti di quella regione o di quel territorio. Vede, dissi alla direttrice “più sarda dei sardi”, qui siamo nella terra della bottarga, delle produzioni di latte e latticini più importante dell’isola. Siamo nella terra del riso, poiché Oristano produce la miglior risicoltura italiana e questa terra è una delle terre più vocate d’Europa per la risicoltura. Le sementi prodotte qui vanno in tutto il mondo. Tutto questo non le dice niente? Perché vede, gentile direttrice, qui vedo che lei vende pasta campana, pelati e passate napoletani, libri di autori di ogni dove, salvo che di scrittori o autori sardi. Signora, vedo che non vendete neanche le cartine stradali della Sardegna, figurarsi i prodotti di quest’isola o le pubblicazioni sulla nostra antica storia o le monografie sui Giganti di Mont’e Prama, che stanno qui ad un tiro di scioppo. In evidente ambasce, la direttrice manager campana “più sarda dei sardi”, svicola bofonchiando. La domanda ora la pongo alla nostra classe dirigente, alla politica, alla burocratica e all’Assessore all’agricoltura, che arriva proprio da Oristano. Chi sono costoro che rilasciano concessioni e licenze a gruppi imprenditoriali quali Società Autostrade SpA, che incorpora Autogrill, senza che a costoro venga chiesto un minimo di codice comportamentale e l’elementare rispetto per la terra che calpestano? Perché in ogni regione si “impongono” prodotti del territorio, mentre qui da noi chi arriva ottiene tutto a buon mercato, ignorando aziende, economia, storia e perfino la geografia? Tutti quei convegni di politici e partiti che si svolgono a Bauladu, aderenti e partecipanti, avranno mai notato questa anomalia?
Laureato a Cagliari in Giurisprudenza. Ha frequentato masters in direzione aziendale e sui sistemi gestionali delle pubbliche amministrazioni. Già impiegato in un ente di ricerca in agricoltura, opera nel settore della consulenza di Direzione. Svolge studi economico-sociali per conto delle P.A. Gavino Minutti era anche suo nonno, e il nonno di suo nonno, del 1797, tutti nati a Calangianus,
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