Ultimi posti sul retro, la parte dove le buche e i dislivelli stradali sembra di viverli su di un cammello affetto da quella malattia spongiforme là.
Lei anziana, dignitosamente vestita e con in vista sulla giacca una spilla di quelle preziose, con rubini, smeraldi e perle, l’aria di quelle signore che di lavoro ne hanno visto ben poco nella vita, infatti parla della sua inserviente che è fedele alla famiglia da oltre 40 anni.
Ci vuole coraggio, dopo 40 anni, chiamare “inserviente” chi ha pulito il culo dei tuoi bambini, lavato e stirato le camice, i pantaloni e pure i fazzoletti dei tuoi ragazzi e si è rotta la schiena per tenere pulita e sfamata casa tua, e magari oggi deve pure fare da badante al tuo anziano marito.
Legge un (ahinoi) diffusissimo tabloid di gossip, con due buste della spesa sul sedile a fianco, come dire, posto occupato, non voglio nessuno vicino.
Non ci sono altri posti liberi che quell’ultimo sedile a fianco, non ho scelta.
Nell’angolo lui, aria assonnata e sbadigli a raffica, smilzo e vestito con indumenti tre taglie più grandi della sua, si muove come un bradipo e ad ogni scossone rischia di saltare giù dal sedile, si aggrappa a qualsiasi cosa trovi, ma l’ancoraggio più sicuro resta la sua mamma, le si ancora ad un braccio ed appoggia la testa alla sua spalla.
Ẻ portatore di un vistoso handicap psico/fisico.
Ma sa leggere e probabilmente anche scrivere, infatti legge, appena si trova di fronte il tabloid, dove spicca un titolo che ripete, a voce alta:
-Genitori in rivolta contro due bidelle Romene”…
-Mah, hai visto!?!?- lei, contenta dell’attenzione prestata da lui alle sue letture
-a noi manco a spazzini ci prendono e questi se ne entrano come bidelli, troppu fàzili-
ed ancora lui
-eu l’abìa pigliaddi tutti ganti, nieddi ruj groghi e vesdhi, e l’abìa brusjiaddi e iscasdhuddu tutta Sassari pà trè’mesi-
-Eh, si v’era isthaddu eddu jà no’erani suzzessi di siguru chisti vagogni- (còri di maimmaru)
-eja, una bedda passadda di Mussolini v’era vurudda, a chisti clandestini e puru all’asthri chi fùrani-
Sono le sette del mattino, sto andando al lavoro e non avrei tutto sommato voglia di discutere, la giornata so che sarà lunga e dura, ma questi due insistono sui fasti e la gloria del fu Benito, su quanto lavoro e zero delinquenza ci fosse allora, volutamente a voce alta per farsi sentire da tutti come se quello che dicono fosse “il verbo”, attaccando quando gli zingari, quando gli albanesi e quando i senegalesi i cinesi e i cingalesi, tutti ladri in casa nostra.
Non ci ho visto più.
Mi sono alzata, me li sono fissati negli occhi tutti e due e mi è partito lo sclero:
-bene, una bella passata di fascismo è quello che ci vuole? Ma lo sapete si, col fascismo, cosa ne avrebbero fatto di voi? No vero? Tu sei vecchia e lui è storpio, ecco cosa avrebbe detto il fascismo di voi, e vi avrebbero fatti a saponetta! Si immagini se le conviene evocarli, quei tempi!-
Li ho lasciai tutt’e due lì, ammutoliti e meravigliati dalla risposta dura ma molto verosimile della quale, ancora, non mi sono pentita per niente.
Era la mia fermata, una signora seduta di fianco all’uscita mi sorride con approvazione.
-E buongiorno a tutti!-
Scendendo dal mezzo mi ero già dimenticata di tutto, mi chiedevo piuttosto, ma com’è che qua, l’autobus lo chiamano tram?
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Il viale dell’Asinara. (di Giampaolo Cassitta)
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Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
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