È una giornata di sciopero, i corridoi della scuola sono sguarniti di voci e profumi, li percorro con lentezza gustandomi quella pace inusuale nella quale stento a riconoscere i miei ritmi mattutini. Non faccio in tempo a oltrepassare la porta dell’aula che vengo investita dalla stessa domanda pronunciata da 6 alunni contemporaneamente e suppongo sia il frutto di un accordo pregresso:
– Prof. chiacchieriamo? – – A dire il vero avrei voluto interrogare… – – Ma nooo, siamo in 6. Sarebbe una carognata, i nostri genitori ci hanno costretto a entrare in classe. Non infierisca anche lei… – – Uhm. – – Quindi, se lei sapesse di avere a disposizione solo un’ora di vita, come impiegherebbe quel tempo? – – Che razza di domanda è questa? – – Non si metta a cavillare, risponda dai… – – Mi vuoi ammazzare o intendi suicidarti? – – Ma prof. non scherzi, né l’una né l’altra cosa: stiamo giusto chiacchierando. – – Ah quindi hai deciso che oggi si chiacchiera? – – Sì! Allora? Cosa farebbe in quell’ora? – incalza. – Non saprei, dipende dalle mia condizioni fisiche: se sono in coma dentro al letto di un ospedale posso fare ben poco – rispondo accontentandoli, perché ogni tanto bisogna pur fingere di abboccare senza ammettere platealmente la concessione. – Facciamo così, le dicono “hai un’ora di vita e poi muori“. Cosa fa? Scandisca azioni e tempo dedicato ad ogni voce dell’elenco. – – Quindi, vediamo… uso i primi 10 minuti per salutare le persone che amo. – – Così pochi? Intende salutare solo i suoi gatti? – – Basta un abbraccio e mica devo salutare mezza Olbia. – – Ok. E poi? – – Nei restanti venti minuti mi scolo una bottiglia di Tequila – – Epporcamiseria, questo è un manifesto dell’alcolismo – – No, la tequila nemmeno mi piace ma sarebbe un’anestesia: non voglio essere lucida nel momento del trapasso. – – E nell’ultima mezz’ora cosa fa? – – Non ho idea, le mie azioni verranno decise dalla tequila. – – Capito! – dice con tono di approvazione. – E tu, invece, come impiegheresti l’ora pre-morte? – – Me ne andrei in giro a zompare addosso a tutte le bone che incontro per strada. – – Fammi capire, tu negli ultimi tuoi attimi di vita trarresti soddisfazione dall’infliggere violenza alle donne?? – – E vabbè prof. è un’oretta, su… non faccia la pignola. Mica è una vita da stupratore –
Forse avrei fatto meglio a interrogare.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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