Appuntamento alle 8.30 di un sabato di metà maggio al porto di Stintino per salpare alle 9 alla volta dell’Asinara.
In programma il 1°Meeting del RISARCIMENTO, una visita all’Isola del Diavolo di un gruppo di affetti di quel famoso male che affligge, pare, chi l’isola l’ha vissuta o semplicemente visitata o ne è stato inopinatamente contagiato.
La notte porta consiglio, generalmente, mentre la notte tra venerdì e sabato ha portato maltempo dopo una settimana di canicola degna del più caldo dei mesi di luglio. Ma ormai il danno è fatto, la febbre è alta ed urge una cura più che da cavallo da..asino, che se è bianco e dell’Asinara ancora meglio!
Arriviamo al porto vecchio alla chetichella, la maggior parte non ci si conosce se non attraverso “feisbuc”, ma i primi sguardi interrogativi ecco che si trasformano in sorrisi, saluti e abbracci che pare la rimpatriata dei vecchi compagni di liceo che si rivedono dopo quarant’anni.
Carlo è il capo, l’organizzatore, il “primario”, arrivato apposta il giorno prima col volo Roma-Alghero per la sua cura periodica, che il mal d’Asinara lo ha contratto quando ancora c’era il carcere e faceva l’agronomo, e non servono vaccini, cure o flebo: nessuna remissione, manco parziale, malato terminale del Male d’Asinara!
E poi c’è Fabio e ci sono i due Massidda, che dell’Asinara sono esperti e originari: Franco, storico direttore del penitenziario, succeduto al “famoso” Cardullo, e il cugino Gian Franco, per una vita fanalista a Punta Scorno. E poi ancora Enzo, che l’Asinara l’ha nel cuore, nel sangue, nelle gambe e nei milioni di scatti che sono una preziosa testimonianza delle bellezze dei luoghi, della vita delle varie specie, dei colori di una natura sempre in evoluzione. E Leonardo con la moglie, e Giovanni, ex ispettore, già orgogliosamente comandante della motovedetta Z 5 del corpo degli Agenti di Custodia, che in fatto di mare e di venti, manco il più esperto dei Bernacca può competere e continua a dire insieme al buon Massidda senior che quel levante non potrà aumentare, che non esiste che si debba rinviare..
E si parte, finalmente, con l’incertezza di un tempo che descrivono inclemente, talmente tanto inclemente che non è escluso si debba rientrare in fretta e furia.
Chi l’avrebbe mai detto che ci sarebbe stato il comitato d’accoglienza?
Quasi in contemporanea col battello su cui viaggiamo in tranquillità, arriva il gommone “presidenziale”, condotto dal fedele direttore del parco , che ama fare il pendolare.
Il Presidente saluta frettolosamente e si dirigono verso Cala Reale, sede dell’Ente Parco, di cui Pasqualino Federici, anziano avvocato penalista, ex senatore con tanto di pedigree politico, è il sovrano indiscusso, almeno fino al gennaio 2016.
Manda a dire, di lì a poco, che intende ricevere la nostra comitiva di ammalati, anzi di “rivoltosi”, nientepopodimenoché nella sede ufficiale dell’Ente Parco, a Cala Reale, che per arrivarci abbiamo dovuto attraversare una palude e passare tra uno zampillo e l’altro di un impianto d’irrigazione andato in tilt e che ha ridotto ad un acquitrino il prato antistante il bar, proprio a ridosso del Palazzo Reale. Pare che nottetempo un branco di cinghiali, sfuggiti alla conta degli attenti custodi, abbia manomesso (o zampamesso?) le valvole di intercetto e qualcuna anche mangiata e digerita…
E ci riceve, il Presidente, in completo scamosciato da cow boy al quale mancano le frange dalle maniche, gli stivaletti con speroni e le pistole. A sinistra il direttore, e alla destra un membro del Consiglio Direttivo dell’Ente, in tenuta da campagna, anche se son sbarcati da un gommone che evidentemente di cavalli ne ha parecchi, visto l’abbigliamento…
Appare subito nervoso il Presidente che, da buon penalista quale si presenta, non comprende a cosa si alluda quando si parla di “risarcimento”, giacché nessun danno è stato cagionato da lui o dall’ente e tanto meno a chi, in questa livida giornata di metà maggio, scende dal battello non certo con intenzioni bellicose.
Gli si spiega che il risarcimento non si chiede, ma è una forma metaforica a significare il debito che tutti abbiamo nei confronti dell’Isola, che a ben vedere non è che goda, poi, di ottima salute.
Mai l’avesse detto il povero Hendel, già prima sbeffeggiato per il nome che ha fatto tornare alla memoria dell’avvocato (che non è certo Agnelli!) le sue reminiscenze liceali, i suoi “studi filosofici” forse da un bignami di seconda mano: Hegel o Engels (qualcuno suggerisce Marx, beffardamente..). Insomma il “nostro presidente”, ormai livido come la giornata, si abbandona ad una filippica in difesa del suo operato, alle lodi dell’Ente da lui presieduto e ad una sostanziale condanna di tutto quel che il carcere ha comportato in oltre un secolo di vita, che a mio giudizio, e non solo, è stato tanto, ma tanto inferiore al danno da incapacità, arrecato in appena diciott’anni di vita del Parco.. “Eh no, mio caro amico” protesta il buon Massidda, quello più giovane, quello che ne sa umbé di carceri, di leggi e di Asinara. “Tu non puoi dirmi questo, l’Asinara io la conosco, l’ho curata e l’ho lasciata che non sarà stato il giardino di Versailles, ma era un carcere, una colonia penale dove la vita scorreva, dove la gente viveva, dove la natura prosperava. Si, le capre, ma le capre le tenevamo sotto controllo, e i cinghiali…i cinghiali li rendevamo innocui programmando il loro abbattimento che tanta carne hanno fornito a diversi fortunati. E si faceva il vino, e il formaggio, e si coltivava tanto, e c’era di tutto un po’. Ora mi piange i cuore…”
No, non ci sta il paonazzo Federici, lancia i suoi strali, contro chi lamenta degrado e malfunzionamento, che se lamentele s’han da fare qua si devono presentare, qua si devono aggiustare, tipo Lalavatrice che … “ditemi quello che c’è da fare e io lo faccio”!
No, non si può vedere! Ha perso ormai le staffe, fuori ci vuol vedere, ma non solo dalla sala, dalle balle proprio!
Eh si, il dado è tratto, il minestrone fatto, la polpetta avvelenata servita, e per concludere..tutti a casa, il levante sta per levarsi, e il disturbo dall’isola dev’essere levato, anzitempo, precipitevolissimevolmente!
L’impressione di tutti è che nel frattempo siano intercorsi accordi segreti tra un Federici incazzato e un Eolo in fase ormai calante, che minaccioso soffia, venduto e acquistato dal miglior offerente!
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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