Il signor Giuseppe Giuffrè, imprenditore locale emigrato negli States, dove ha fatto fortuna, è un uomo generoso. Ragusa gli è rimasta nel cuore e ha deciso di regalare all’ospedale cittadino due milioni di euro. Per questo prende un appuntamento con il manager, tale Maurizio Aricò, il quale, come da odiosa prassi, lo fa accomodare in sala d’attesa.
Quanto sia durata, questa attesa, non lo sappiamo con certezza. Quanto basta, comunque, per irritare il benefattore che, dopo averci pensato su, decide di tenersi i soldi e se ne va senza neanche il vaffanculo di rito rivolto alla segretaria. Con lui, però, se ne sono andati anche due milioni di euro pronti a entrare nelle casse di un ospedale pubblico di una Regione dai conti perennemente in rosso (un buco nero, secondo la Corte dei conti).
Non sono un esperto e non so cosa si potrebbe fare, nel settore sanitario, con due milioni euro. Per cui, ho fatto una piccola ricerca in rete. Ho scoperto che, ad esempio, l’appalto per il completamento delle sale operatorie e della sala di emodinamica di quello stesso ospedale di Ragusa vale due milioni e mezzo di euro e che Aricò in persona ha speso un milione di euro in extra budget per abbattere le liste d’attesa per la protesica e l’assistenza integrativa. Insomma, due milioni di euro sono una discreta cifra.
Non è dato sapere cosa avesse di più importante da fare Aricò per tenere in anticamera Giuffrè e il suo regalo milionario. Magari lo spiegherà a chi di dovere.
Dell’incidente, leggo, si discuterà nelle sedi opportune. Per quanto mi riguarda, non c’è una sede opportuna. Basterebbe che chi di dovere (sempre lui) faccia una capatina nell’ufficio di Aricò per consegnargli una letterina con su scritto: licenziato per giusta causa. Perché a un manager che mi fa perdere due milioni di euro per la sua maleducazione non affiderei nemmeno la gestione di un cesso chimico. Rischierei di trovarci i soldi dentro.
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