Ho conosciuto Giulia Carta durante la “Notte Sciamano Nuragica”. In quell’occasione, artisti di diversa estrazione hanno incrociato le loro vite insieme alle loro opere, ispirati dalla notte, dalla magia di questa isola antica, dalla luna piena e dal falò che illuminava, con luci e ombre, la scena. Il caso, o forse l’inevitabile destino che porta le persone a riconoscersi e incontrarsi, ha fatto in modo che mi sia ritrovato insieme a loro, nel ruolo di narratore di una delle storie che racconto nei miei libri. Quindi, dicevo, ho conosciuto Giulia, artista che utilizza il “fotoespressionismo” come forma d’arte. Immagini che fanno riemergere stati interiori profondi in un gioco astratto di linee, luci e colori, e rievocano così chissà quale immaginario collettivo. Giulia, insieme ad un’altra originalissima pittrice, Eleonora Grimaldi, sarà protagonista di una mostra che si terrà dal 23 al 30 Luglio nel paese di Riola Sardo. La mostra si intitola “ARAPIA – mostra d’arte astratta”, e significa, come si legge nella pagina FB dell’evento, che “come tanti termini in lingua sarda “arapia” non ha una precisa traduzione in italiano; potremmo intendere questo termine come stupore o meraviglia, ma non per forza in senso positivo, in pratica è il termine che più si avvicina al significato di “astratto …”. Ecco, di una artista dovrei dire della sua vita e delle sue opere. Di Giulia dovrei dunque raccontare della sua ispirazione artistica fin da quando era bambina, del percorso e delle ricerche fatte con caparbietà, dell’amore per le arti visive e in particolare per la fotografia, del suo passaggio alla fotografia digitale, degli studi compiuti a Roma per tre anni presso la prestigiosa Scuola di Arti Visive. Dovrei dunque ripercorrere la ricerca artistica dell’autrice, gli autori che l’hanno ispirata, da Picasso a Salgado, e la sua collocazione nella corrente artistica del fotoespressionismo. Lo stesso dovrei dire di Eleonora, che pure non ho conosciuto personalmente, se non mediante le opere d’arte che la stessa Giulia mi ha inviato in fotografia. Di Eleonora la sua biografia parla di una artista precoce, che ha utilizzato l’arte per superare un carattere timido e introverso, e che a partire dai 14 anni ha frequentato l’istituto statale artistico fino a vincere borse di studio e partecipare a prestigiose esposizioni di carattere internazionale. Di Eleonora dovrei dire del suo bianco e nero, della sua ricerca di nuovi metodi e tecniche, del tratto libero da condizionamenti. Ma si dà il caso che, raccolte le dovute informazioni, sia di Giulia che di Eleonora, ed essendomi informato per bene sui loro percorsi artistici e di vita, ho preferito, visto che non sono un critico d’arte, dire due cose molto più semplici su queste artiste e sulla loro mostra. Anche perché tutte le informazioni le troverete in rete, nella pagina fb dedicata alla mostra: https://www.facebook.com/events/1830393427017770/ Perché dunque uno che segue l’arte quel tanto che gli basta per averne un godimento estetico immediato, capitato in mezzo agli artisti per caso o chissà per che cosa, decide di scrivere di Giulia, della sua amica Eleonora, e di una mostra d’arte a Riola Sardo? Di solito queste cose, tra persone che bazzicano nel mondo dell’arte, o della letteratura, succedono. Sono collaborazioni consuete, oppure scambio di favori, oppure ammirazione per le opere di una persona, oppure semplice amicizia. Invece no. Questo articolo, breve e modesto, nasce semplicemente perché nella vita capita di assistere a degli atti di coraggio “artistici”. Si assiste a questi atti di coraggio che non possono che essere contagiosi. Così si finisce per pensare che l’arte, insieme a tutte le forme di ingegno, impegno, e creatività umane, altro non sono che le modalità con cui la parte migliore dell’umanità si rappresenta agli occhi degli stolti. Per cui si assiste attoniti, come degli stolti, a questi atti di potenza che non è solo creativa ma, mi verrebbe da dire, creatrice. Non posso fare a meno di ravvisare, nelle opere di queste due artiste, infatti, una straordinaria carica di freschezza, di forza risolutiva, di coraggio nell’affrontare il peso della vita che, come dice Giulia, a volte porta disastri. In queste artiste ho trovato quella che mi verrebbe voglia di definire la sfrontatezza dell’arte. Stalagmiti e stalattiti. Avete presente no? Quelle mirabili forme che l’acqua crea nella oscura profondità. Gocce inesorabili che lasciano una impercettibile traccia di sé che si accumula con il tempo. Una dietro l’altra, con la forza inarrestabile della pazienza, la goccia si prende tutto il tempo di cui ha bisogno, e invece di scavare, e provocare solchi, frane, buche, come all’aperto, inverte il senso del suo agire. Dentro la grotta, per quelle strane contraddizioni del creato, la goccia, accompagnata dalla sua stessa sinfonia, come un bambino che si nenia per suo conto, costruisce opere d’arte. L’arte dunque riesce a condensare una risolutezza spietata con la delicatezza e la sensibilità più estrema. Verrebbe proprio da dire che la forza della delicatezza, dell’animo sensibile, spesso sottoposta a pressioni e ai soprusi della vita, è irremovibile. A voglia di provare a schiacciare anche il più sottile dei fogli di carta. É uno sforzo vano. La delicatezza e la sensibilità sottile superano con le ali dell’arte tutto, i soprusi e le prevaricazioni. Nulla e niente li può fermare. Per cui un salto a Riola Sardo, ad ammirare le opere di due artiste giovani e promettenti, anche se già con un importante curriculum, è un modo per ricaricare l’anima, per rigenerarsi della forza della delicatezza. E chissà chi lo sa di quanta e tanta delicatezza inarrestabile abbiamo bisogno nella nostra vita. Facciamocene bagaglio e tesoro. Riola Sardo, ARAPIA – mostra d’arte astratta, 23 – 30 Luglio 2018.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo.
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