Nicola Sanna è il peggiore sindaco che Sassari abbia mai avuto, i vaccini provocano l’autismo, lo Stato dà duemila euro al mese agli immigrati e paga loro la baby sitter perché possano andare in giro a rompere i coglioni chiedendo l’elemosina, il numero dei reati è proporzionale a quello degli extracomunitari. E così via. Io non so quale credito dare ad alcuni recenti sondaggi di cui si parla. Ma la fonte mi sembra credibile e dice che Sanna è come la criminalità in Italia: l’allarme percepito è molto superiore alla reale dimensione del problema. Cioè sembrerebbe che il sindaco nel consenso accreditato dall’indagine non sia messo così male come gli opinion maker di Facebook e i capifischietto dei Candelieri vorrebbero fare credere. Indubbiamente Nicola Sanna, che sin dalle primarie ha inaugurato la sua scalata a Palazzo Ducale usando con moderna agilità i social, è rimasto vittima della totale deideologizzazione di questi bizzarri media dei quali non ha paura ma che purtroppo per lui usa con una correttezza politica perdente in questo settore. Quando si è deciso di farlo fuori, il fuoco amico e quello istituzionalmente nemico si sono uniti in una grande manovra di insulti uniti a qualche verità, a mezze verità e a panzane totali che hanno trovato virale condivisione soprattutto sui social. Ogni manifestazione di piazza contro il sindaco, da quanto so, è stata numericamente un fallimento. Ma gli attacchi su Facebook danno l’immagine di una città pronta all’impeachment. E’ uno strumento, quello dei social, che può servire a informare e a fare pensare soltanto quando si resti in un ambito ristretto. Ma diventa travolgente e vincente se si vuole condurre una campagna violenta a favore o contro a qualunque costo. Superati certi limiti, chiedere di riflettere sarebbe come stabilire le iscrizioni a parlare al bar alle 2 del mattino quando il barista sta cercando di mandare via gli ubriachi e abbassare la serranda. Su Facebook troppi non ragionano e qualcuno ragiona cercando di sfruttare a proprio vantaggio l’onda d’urto dei non ragionanti. Questa mattina ho letto il post pubblicato il 15 agosto da un ex consigliere regionale di antica area cattolica e probabile ricandidato alla carica che sfotteva gli extracomunitari scatenando una follia di commenti volgarmente plaudenti. Sino alla reazione, educatamente all’arsenico, della consigliera comunale Lalla Careddu, ciò che forse ha indotto il cristianissimo politico a cancellare il post. Molti degli insulti che Sanna ha ricevuto ai Candelieri ricordano quelli dei commenti di Facebook: un bestiario, una violenza alimentata raramente da ragioni comprensibili, a esempio l’esasperato odio verso ogni autorità, anche quella vista a torto come causa di tragici problemi come la disoccupazione. Non c’era neppure questo errore di bersaglio in quegli improperi e in quelle minacce. C’era una ferocia goliardica, c’era il comportamento del branco di cani che riesce a circondare qualcuno. C’era l’ignoranza su chi e che cosa sia un sindaco, di che cosa possa o non possa essere accusato. C’erano quei commentatori di Facebook che quando vengono querelati si cagano addosso e dicono -Ma io non sapevo, credevo che… mi avevano detto… Come tricoteuse che siedono in permanenza sotto la ghigliottina e non sanno neppure il nome del decollato di turno. La politica è a un brutto punto quando usa questa nuova arma dei Candelieri spietati e cafoni. Dico nuova perché chi pensa che faccia parte delle tradizioni sassaresi farebbe bene a studiarle almeno un pochino, le nostre tradizioni. Questa rivoltella puntata contro il sindaco ogni 14 di agosto è una cosa recente che ha preso il posto dei fischi contenuti con i quali da qualche decennio, non di più, alcuni punivano qualche atto amministrativo compiuto a ridosso della Faradda e non troppo gradito. L’usanza precipitò nella volgarità di una politica volgare quando un organo di stampa distribuì i fischietti alla vigilia dei Candelieri per annichilire Anna Sanna, il primo sindaco eletto direttamente dai cittadini nel 1995, della quale penso che sia stata il miglior sindaco della storia di Sassari dal dopoguerra ai giorni nostri, così come sono certo che Nicola Sanna non sia affatto il peggiore. I fischietti contro Anna Sanna dovevano servire con il loro stridente rumore a coprire gli applausi, a dare un’idea di dissenso totale anche se i contestatori fossero stati in minoranza. La sindaca non si scompose, ma con la sua indubbia intelligenza politica capì che un’era si era chiusa: si sospettava infatti che molto di quel dissenso organizzato provenisse o comunque fosse gradito a chi nel suo partito – l’ex Pci – di Anna Sanna non tollerava il senso dell’autonomia amministrativa dalle correnti politiche e la distanza da alcune di queste correnti che nell’area della sinistra stavano assumendo un ruolo egemone. Nihil sub sole novum (Ecclesiaste, 1-10).
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.020 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design