La macchina del tempo oggi non parte. Proprio non si mette in moto. Sarà perché avevo deciso di farci una cosa insolita. Volevo andare a guardare da vicino il primo anno di vita di una persona che è morta oggi. Una persona sistemata nelle file in fondo, dietro la muraglia immensa delle persone qualunque. Una degli ultimi, se Anna Rosa mi perdonerà quest’espressione. Anna Rosa è morta oggi, all’età di 75 anni. Non ha mai fatto nulla, da quando ho memoria di lei, per far credere di avere un bel carattere. Prendeva a male parole un po’ tutti, anche senza un motivo plausibile. Credo che avesse paura, e ognuno provi a intuire il perché. La macchina del tempo mi sarebbe servita, oggi, per volare fino al 1941, quando lei era una bambina nella culla. Vabbè, forse la culla non l’ha mai avuta. Ma era una bambina uguale agli altri bambini, compresi quelli con culla. Ecco, la macchina del tempo mi sarebbe servita per andare a verificare una cosa. Ho l’impressione, guardando chi nasce senza camicia, che da un certo momento in poi è come se la società, o la sorte, “rimediassero” a questa dimenticanza vestendoli con una camici diversa, impalpabile e inconfondibile. Una camicia che tiene lontani i normali, li rende diffidenti, a volte cinici, a volte feroci. Ecco, questa vestizione non credo succeda tanto presto. La cattiva sorte di un neonato, così come quella buona, non sono facilmente visibili. Quella camicia impercettibile ancora non è scesa, e se hai pochi mesi hai ancora un certo numero di chances (poche rispetto ad altri, ma molte rispetto a quelle che ti resteranno in mano di lì a poco). Dicevo, la macchina del tempo mi sarebbe servita stasera per fare un giro nel 1941, o nel ‘42, alla ricerca di Anna Rosa bambina. Avrei cercato di spiarla per vedere se le si vedeva la camicia della malasorte oppure no, e avrei fatto avanti e indietro per gli Anni 40, cercando il momento in cui quel velo ha iniziato a vestirla, perché è allora che deve essere calato. Sarei andato alla ricerca del primo passante in tutta la storia del cosmo che l’ha presa in giro, che l’ha fatta a urlare o a borbottare tra sé, masticando imprecazioni e frasi con poco senso, che le ha fatto prendere una pietra da terra per tiragliela contro, come faceva da grande. Oggi un’amica ha scritto, citando sua madre, che “quando nasci sotto una stella a quattro punte anziché a cinque, nun gh’è nuddha da fà”, non c’è niente da fare”. Io credo che le stelle c’entrino poco. C’entra quel velo, che cala su certe persone per mano della loro comunità, o di una parte. La macchina del tempo non è partita, però, e Anna Rosa comunque è uscita di scena. Cercherò di capire quand’è che, nella vita di un bambino, comincia a vedersi quel velo. Ma devo anche portare la macchina ad aggiustare. Questa storia di mettersi in moto solo per gli avvenimenti scritti nei libri, un po’ ha rotto.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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