Milano Centrale. Non ce la possiamo fare. Ecco perché: Tutti i giorni. Milano – Torino (A/R)
Perché il binario sul quale arriverà il tuo treno viene annunciato solo 1 minuto prima che il tuo treno entri in stazione. Cosa provoca questo? Assembramenti di passeggeri in ansia davanti a schermi belli ma piccoli, che all’uscita del numero magico si precipitano verso il binario. Nel frattempo sullo stesso binario vengono fatti scendere i passeggeri del tuo treno che è appena arrivato. Borse, trolley, cellulari, wazzapp, fuma fuma, parla parla di gente che va in direzioni opposte in uno spazio di 3 metri… Magari nel binario di fianco è appena arrivato un treno di pendolari da Busto Arsizio e giù gente, parla parla, fuma fuma, borse, zainetti, wathapp, fretta, facce incazzate di orde di impiegati schiavi dei ritardi, dei capi, dei ragazzini scaricati di fretta a scuola, tutti concentrati sul l’orologio e sul prossimo week end col cane da pisciare e l’erba da tagliare nella villetta linda di periferia. Ma torniamo al binario. Una volta raggiunto il convoglio tu devi trovare la tua carrozza, perché quelli delle ferrovie sono precisi e ordinati, ti hanno assegnato un posto e una carrozza precisa. Ecco. Sei fortunato solo se la tua carrozza è la 7, quella che sta in mezzo al treno. Ti piazzi più o meno a metà e la trovi. Ma se la tua carrozza è la 1 o la 2 o la 11 o la 12 tu scoprirai se è in testa o in coda al treno solo un minuto prima che il tuo treno arrivi al binario. Ammesso che il tuo udito con i superpoteri ti abbia consentito di ascoltare il messaggio audio che ti spiega come è “composto” il tuo treno, messaggio sparato in mezzo ad una confusione cosmica tra parla parla, fuma fuma etc. , e messaggi pubblicitari che partono da schermi al led. Allora vedi anime perse con appendice trollyca che vagano su e giù per il binario alla ricerca della carrozza magica che le ferrovie ti hanno assegnato. Nel frattempo il tuo treno, arrivato già con i fatidici cinque minuti almeno di ritardo, ne accumula almeno altri cinque in attesa che le pecorelle smarrite si infilino a bordo. E ad un certo punto è quello che tutti fanno. Salgono, pur di non rischiare che il treno parta, sulla prima carrozza utile e a bordo esplode il caos. Gente, cravatte, smartphones, parla parla, (niente fuma fuma per fortuna …) trolley, zainetti, tacchetti, tablets, persi dentro e fuori alla ricerca del posto perduto. Il treno parte e per almeno altri 10 minuti la transumanza continua. Poi si cheta. Intervallata da qualcuno che proprio non la tiene e si alza per la pipì e qualcuno che ricomincia la risalita del treno alla ricerca del bar, che per fortuna è in mezzo. Nel frattempo i pendolari abbonati, che non hanno posto assegnato pur pagando regolarmente tutti i mesi (?), aspettano che il via vai si sia chetato per conquistare, se c’è , un posto libero! E questo per un ora di treno, velocissimo, che corre come un pazzo a 300 all’ora su un binario sopraelevato che taglia la pianura e fa apparire le automobili come ferme sull’autostrada di fianco. Corre , come se volesse recuperare un ritardo che non recupererà mai. Un ritardo culturale, atavico, rassegnato. Noi “italiani” a bordo ci godiamo la tecnologia della velocità, persi nello smartphone che funziona a meraviglia anche qua. Loro, gli altri, i giapponesi o gli americani ai quali il tour operator ha consigliato di provare questa meraviglia della meccanica che sfreccia a 300 all’ora correndo come un bambino in ritardo per la scuola, loro si guardano l’un l’altro e si chiedono perché? Sorridono un po amari. Non ce la fanno proprio a capire perché noi non ce la possiamo fare. Poi guardano fuori, è’ una giornata di sole limpida, capita anche qui, a destra c’è la cornice delle Alpi, ancora imbiancate, in lontananza, a sinistra i primi rilievi delle colline verdi intorno a Torino, si vede Superga, sorridono, dimenticano e pensano che viviamo nel caos ma forse siamo fortunati. Mah. Loro non capiscono perché noi non ce la possiamo fare. Noi si. Sappiamo perché. Siamo italiani.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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