Il mio viaggio verso il lavoro me lo godo come un vero piacere. Con i giorni, ho anche imparato che è una lezione di vita e insegna il rispetto. Dall’aria carica di salsedine della bassa Gallura salgo verso il fresco del Limbara, che la mattina dal mio parabrezza vedo spesso soffocato in uno spesso batuffolo di nebbia. La nebbia levita a pochi metri dal suolo, ridotta a veli sottili come lenzuola, qua e là per i campi. So che ad una data ora del mio viaggio, se rispetto la tabella di marcia, mi troverò in un certo punto del percorso. Se sono puntuale, all’altezza della chiesa di La Grucitta vedo alla mia sinistra il sole spuntare dalle punte di Monti Santu. Nuvole appuntite, filamentose, suggeriscono una prospettiva verso la mia destinazione, disposte in un ordine misterioso dentro un cielo solenne. Poi attraverso chilometri di scintillanti vigneti, rispetto lo stop al bivio per la diga del Liscia e la strada sale fino a Calangianus, senza mai troppo traffico. Una volta alla settimana devo essere a lezione per le 9,20 e parto subito dopo aver accompagnato mio figlio a scuola, alle 8.30. Ho i minuti contati. Ma quel giorno, regolarmente, trovo ad ostacolare la mia marcia automobilisti dalla guida incerta che procedono con una lentezza esasperante. Sono vecchi con le braccine aggrappate al volante di utilitarie ormai fuori produzione, ma sempre pulite e dignitosamente integre. Dal paese, vanno verso le campagne di cui ancora si curano, nonostante gli anni e la fatica di giorno in giorno crescente. La strada è zeppa di curve cieche, perciò scavalcare questi ostacoli e restare allineati alla tabella di marcia è quasi impossibile. Quando il vecchio deve svoltare a destra, infilando la strada di campagna che lo porterà allo stazzo, la manovra mi ricorda l’ingresso in porto di certe immense petroliere: manovre ampie che iniziano decine di metri prima con l’auto che deborda nella corsia opposta inclinandosi sulla sinistra, per poi seguire un’abbondante curva che alleggerisca la fatica di chi sta al volante. Chi lo segue intuisce lo sforzo del pilota, ne immagina la vista annebbiata e i riflessi appannati, comprende la prudenza e forse la paura di chi si avventura per strada pur dubitando di esserne ancora capace. Quando il vecchio deve svoltare a sinistra, la freccia inizia a ticchettare con un paio di chilometri di anticipo impedendo il sorpasso a chi segue: si formano inevitabili colonne, anche se la strada non è granché trafficata. Le prime volte mi è scappato un vaffanculo, quando l’intralcio si è tolto di mezzo. Ma in ciò che restava del viaggio ho riflettuto sul sacrificio di questi anziani, spinti fuori di casa dal senso del dovere e dall’attaccamento a quel pezzo di terra cui hanno dedicato la vita. Sono loro gli ultimi giapponesi di paesi e campagne sempre più spopolate, sempre più abbandonate. La loro commovente dedizione vale qualche minuto del mio tempo, anche se quel tempo dovesse causare il fastidio di un ritardo. Il viaggio al lavoro mi ricorda, ogni giorno, il rispetto per chi va più piano.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design