Ho visto il casino provocato dalle parole di Umberto Eco malamente rilanciate, nel web e sulla carta, con titoli più insidiosi di un rasoio salato. Secondo me Eco ha ragione. Non nel dare dell’imbecille al navigatore medio (cosa che non ha fatto ma che in realtà gli viene attribuita) ma nel denunciare due cose: 1) il web è pieno di spazzatura 2) i filtri per proteggerci dalla spazzatura sono intasati. Sulla 1) siamo d’accordo in molti, compresi gli imbecilli. Sulla 2) chissà. Resto sorpreso quando persone scolarizzate non si fanno problemi a condividere notizie che puzzano di bufala da parecchi metri. Non solo. Passando dal fiuto per i titoli a quello per le fonti, esistono pagine specializzate nel diffondere balle; anche in questo caso molti non si fanno problemi a rilanciarne i contenuti. Perché?
Eco nel suo discorso ha messo in guardia contro la difficoltà che molti, forse tutti, hanno a filtrare le informazioni. Ognuno di noi, leggendo una notizia, ha il diritto dovere di chiedersi se è vera. E questo vale a prescindere dalla fonte, sia essa Repubblica o Il Corriere del Corsaro. E ognuno di noi deve fare comunque uno sforzo per selezionare e filtrare ciò che legge, specialmente sui social. Ma molti questo sforzo non lo fanno né si pongono il problema. Perché? Le responsabilità sono varie. La scuola, e so di cosa parlo, è molto indietro sotto questo aspetto. I ragazzi credono, semplicemente credono, a quello che trovano in rete o sentono in TV.
Internet e “La Maestra” o “Il Prof” hanno lo stesso grado di autorevolezza. WEB e TV dal canto loro, per interessi commerciali o politici, hanno i filtri intasati e non investono in chiarezza, contribuendo anzi a rendere l’acqua torbida. E controllare in modo critico diventa una fatica. Io ad esempio, mica ho letto il discorso completo di Eco all’Università di Torino? Mica ho letto il testo integrale delle interviste rilasciate e delle chiacchierate a margine tenute con i giornalisti? Anzi, ho rischiato di fare l’imbecille anche io: volevo parlare di qualcosa di “caldo”, non avevo accesso ai documenti e ho dovuto accontentarmi di sintesi e frattaglie lanciate in rete da chi aveva come interesse primario fare ascolti e visualizzazioni di pagine. Paradossalmente, proprio il modo in cui è stata trattata la vicenda dimostra che Eco aveva ragione. Un discorso complesso e tenuto in più contesti è stato spacchettato e una sola frase è diventata titolo, riassunto e spirito di tutto ciò che ha detto. Perché?
Perché di quel discorso restano le frasi sugli imbecilli e non quelle sui filtri? Perché restano le critiche alla rete e non anche gli elogi che Eco fa e ha sempre fatto a Internet? Perché ci piace così, io credo, e mi riferisco alla Società nell’accezione più vasta e generica. Se i contenuti hot funzionano meglio di quelli soft, il sangue e l’insulto tirano più dell’autocritica ma anche della critica è per una questione di selezione interna al sistema di comunicazione in cui siamo tutti inseriti. C’è un incontro tra domande e offerte, tra bisogno di adrenalina e rumore e veicoli adatti per portare, con la soddisfazione del bisogno, informazioni di altro tipo. E il meccanismo si autoalimenta. La temperatura sta salendo, e non solo quella registrata dai termometri. Molte “strutture” che sembravano solide si stanno afflosciando e liquefacendo. La scuola, ma anche l’idea di Autorità e quella di Autorevolezza sono tra queste. I casi di insegnanti aggrediti da genitori ce lo ricordano spesso. La costruzione di nuovi strumenti e di filtri per disintossicare l’informazione sarà una sfida difficile e obbligata. Difficile perché filtrare non è censurare ma può diventarlo. Obbligata perché vedere Salvini che rimprovera Eco e per questo risulta più popolare è un rischio che non ci possiamo permettere.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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