Sono diverse centinaia le infrazioni per rilascio di rifiuti che ogni anno vengono comminate dal Corpo Forestale e Vigilanza Ambientale regionale e dagli altri organi di polizia nell’isola. Nell’ultimo anno sono 150, secondo la notizia apparsa negli organi di informazione locale, solo nella Gallura le infrazioni rilevate dal Corpo Forestale. Grazie alle telecamere, alla tecnologia giunta in supporto dell’investigazione, ma anche alla buona volontà degli agenti che, spesso, aprono i sacchetti, armati di guanti e mascherina, alla ricerca dell’indizio ivi dimenticato dallo zozzone di turno. La Gallura e le altre località ad alta frequentazione turistica, specie lungo le coste, vedono nei mesi estivi un notevole aumento della popolazione a causa del turismo, per cui ai caddozzi locali si aggiungono quelli forestieri. Non litigate: una certa percentuale di sporcaccioni dediti al lancio del sacchetto la si trova dappertutto, anche in quei paesi germanici o nordici che una certa mitologia italica ritiene soggetti ad un maggiore rigore e disciplina. Ora, grazie alle telecamere nascoste, anche i caddozzi hanno un volto, un nome e cognome e, soprattutto, un numero di targa. Una salata sanzione amministrativa e tanta, ma tanta vergogna. La geografia degli zozzoni è dunque sparsa, e unisce italiani ed europei da nord a sud in un unico gesto, tanto odioso quanto stupido, il rilascio dei propri rifiuti nello spazio comune, nella terra di tutti. E’ un male molto moderno, sostengo, che a fatica viene mitigato dall’istruzione e dalla cultura ecologica. Sostengo che questa è la deformazione mentale operata da un eccesso di senso del privato. Esiste una barriera rigida, impenetrabile, tra lo spazio nostro, privato, e quello altrui, che da bene collettivo si è trasformato in terra di nessuno, res nullius. A questo limite più mentale che fisico, è stato dato un nome internazionale, quasi a sottolinearne il valore universale e persino sacrale: privacy. C’è chi, alla contestazione della sanzione, si è pure lamentato, minacciando rivalse, a causa di questa violazione. Uno non è neppure libero di buttare un sacchetto senza essere visto! Oltre la privacy, dunque, vi è la terra di nessuno, dove buttare ciò di cui ci si deve disfare. Salvo poi pulire la propria dimora maniacalmente e allevare con cura e amore le piante del proprio giardino. Il menefreghismo, la pigrizia, l’inciviltà trova nel turista una sorta di esaltatore di stupidità. Per sua natura, infatti, il turista è avverso alle regole. In poche settimane il vacanziere libera la mente dall’oppressione di costrizioni, orari, regole e regolamenti. Purtroppo questo desiderio di libertà e rigenerazione mentale sconfina nelle imprudenze più assolute, sia nella guida stradale che nell’uso della balneazione, come raccontano le cronache estive con tragica e inesorabile scadenza stagionale. Fatta salva la condanna all’inciviltà, una buona informazione, per passare dalla repressione alla prevenzione, non guasterebbe, specie in quelle località turistiche dove tutto fuorché di calendari della differenziata e di isole ecologiche ha voglia di sentire parlare il vacanziere. E tuttavia resta, a maggior ragione, sconcertante il comportamento dei cittadini “stanziali” i quali, invece di telefonare al centro di raccolta, si caricano la porcheria in macchina, sprecano benzina, e sfidano la fortuna commettendo una così odiosa infrazione. La cosa più assurda di tutto è che costoro pagano anche ogni anno la tassa comunale sui rifiuti. Pagano un servizio e, nel momento di averne i benefici gratuiti, ci rinunciano. Io questa cosa non saprei proprio come definirla.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo.
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