In questi mesi mi sono chiesto tante volte come mi sarei dovuto comportare quando avessi scoperto un novax tra le persone vicine a me, quelle di cui ho stima e a cui mi sento profondamente legato.Se la delusione e lo sconcerto sarebbero prevalsi sull’affetto per loro.Ne ho scoperte diverse, ma non è successo nulla. Le amicizie sono rimaste integre e non ho iniziato a guardare queste persone diversamente da come ho sempre fatto.Ma non è solo una questione di sentimento. E’ che con gli anni le mie certezze, anziché consolidarsi, sempre più si sgretolano di fronte al dubbio.Per onestà va detto che io non ho tra i miei conoscenti novax gente che paragoni il green pass alle leggi razziali, né intellettuali di sinistra che dicono di essere dalla parte del popolo ma poi vanno controcorrente per principio, solo perché schifano l’idea di essere essi stessi parte della massa.Grazie a Dio o chi per lui, non ho manco amici convinti che il covid sia tutta una messinscena, prologo alla dittatura sanitaria voluta dai gestori dell’ordine mondiale e ispirata ai Protocolli di Sion.Ho amici che non si sono vaccinati perché hanno ritenuto insufficienti le rassicurazioni della scienza sull’efficacia dei vaccini, altri che tra gli effetti collaterali dei vaccini hanno individuato reazioni che avrebbero potuto scatenare certe malattie con cui hanno familiarità genetica.Mi hanno confessato – confessare è il verbo giusto – le loro perplessità quasi con pudore, con un filo di voce, mi hanno rivelato la loro indisponibilità a convincersi per puro quieto vivere di ciò che razionalmente non riuscivano ad accettare.Hanno posizioni sfumate, documentate, del tutto estranee agli stupidi complottismi che hanno favorito certe tristi strumentalizzazioni politiche.Ritengono inutile e illiberale il Greenpass e, devo dire, usano argomenti per certi versi condivisibili. Pagano con limitazioni e rinunce la loro coerenza.Non sono medici, mi sono detto.Ma neanche io sono un medico e come me la gran parte dei vaccinati. Ho scelto di farmi somministrare le tre dosi perché, al di là dei grandi soloni della scienza cosiddetta ufficiale, ho ritenuto e continuo a pensare che vaccinarsi sia la scelta giusta, perché ho visto quanto incidano numericamente i non vaccinati nei ricoveri nelle terapie intensive, ho scelto di essere “massa” perché altri amici medici mi hanno confermato che vaccinarsi fosse la decisione più saggia.Ho scelto di credere nella maggioranza della scienza, sapendo che non sempre le maggioranze della Storia hanno avuto ragione.Però io non voglio combatterla questa guerra civile tra favorevoli e contrari al vaccini.Resto dell’idea che sia saggio anche conservare un margine di dubbio sulla capacità della scienza di sapere e prevedere quel che accadrà e sulla sua infallibilità nel combattere il virus.Chissà come, se tra vent’anni ci saremo ancora, guarderemo a questo periodo e valuteremo le nostre posizioni di oggi.Pochi mesi fa domandavamo il patibolo per coloro che se ne andavano a spasso da soli, al mare o in aperta campagna, violando il lockdown. Pochi mesi dopo molti di noi hanno riconosciuto che forse quella repressione ebbe caratteri e metodi isterici, persino ridicoli.Molti hanno ricordato Giordano Bruno e la sua immortale libertà di pensiero, nell’anniversario della sua condanna.Sono passati quattro secoli da quel rogo e la nostra capacità di esaminare la realtà e i suoi fenomeni ha acquisito conoscenze e strumenti che rendono del tutto fuori luogo certi paragoni avventati. Ma resta il fatto che ciò che non sappiamo è molto più di ciò che sappiamo.Spero, se tra vent’anni ci sarò, di non scoprire di essere stato un tolemaico del XXI secolo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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