“Eppure che è la fame? Un vizio, è tutta un’impressione. Ah, se nun ci avessero abituati a magnà, da regazzini!”. Lo disse Vittorio, l’Accattone di Pasolini, agli inizi degli anni Sessanta. E’ l’essenza del concetto di miseria e ingiustizia che accompagna l’uomo. E’ la geniale sintesi che ritrovi nello Scrooge di Dickens convinto che agli “indigenti” debbano pensare le prigioni e gli ospizi, per mantenere i quali lui paga le tasse; o nella sarcastica “Modesta proposta” di Swift per risolvere il problema della sovrappopolazione ingrassando i bambini e dandoli da mangiare alle famiglie ricche che possono permettersi di acquistarli.
Per alcune mie ricerche sto compulsando la stampa sassarese della seconda metà dell’Ottocento. Ho scoperto indicatori di una miseria che non avevo trovato nei libri che dicono la storia della mia città. Tra questi l’abbandono frequentissimo di neonati, ritrovati vivi, moribondi o più spesso morti in luoghi deputati e comunque simbolici (prossimità di chiese, conventi o dell’ospedale) o in altre precarie protezioni che l’uso aveva destinato a quel ruolo pietoso, quale a esempio un avanzo di portico pisano, ora scomparso, a un angolo che corrisponde a quello tra via Canopolo e il Corso.
Da Pasolini alle cronache dei vecchi giornali sassaresi, il messaggio che leggo in questi racconti di fame parla sempre di quella straordinaria religiosità laica che distingue la natura dell’uomo da quella inevitabilmente spietata e feroce delle bestie: la compassione. “De nostre mal personne ne s’en rie”, “Nessuno rida del nostro dolore” dice Villon nella Ballata degli impiccati.
E’ l’impuso che ha fatto scendere alcune scimmie dai rami trasformandole in uomini. Ed è lo stesso che impedirà agli uomini di risalire sugli alberi sino a quando esisterà questo mondo.
Ed è anche quello che, rivelandone tutta la disumanità, renderà obsoleto il divieto ai venditori neri di disturbare, con le loro poveri merci, noi bianchi distesi al sole. Ne sono certo.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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