Quando un film è poesia, dolcezza, malinconia, siamo dentro una storia di Fellini. Irrimediabilmente. Il poeta delle immagini, la visione onirica della vita. Con Amarcord, il 9 aprile 1975 Federico Fellini vinceva il premio oscar per il miglior film straniero. Un tripudio di ricordi, di cassetti che si aprono quasi per magia, un film che è di una bellezza disarmante, una Rimini tutta ricostruita a Cinecittà. L’amore, le fughe, le tette (molte ed enormi tette, quelle tipicamente felliniane, le adunate del sabato fascista (il film è ambientato in piena era mussoloninana, esattamente nel 1933) i negozi, i suonatori, i venditori ambulanti, le piccole cose che fanno di Rimini la vera ed enorme provincia italiana. Quella con il sapore del ragù, delle lasagne la domenica di festa, le paste, il maresciallo dei carabinieri, il prete, il notaio e il farmacista. Quel microcosmo che è solo e soltanto Italia. E’ un film sfacciatamente autobiografico ma è anche lo specchio della nostra vita. Di ciò che è stata la nostra adolescenza, quella con i pantaloni corti, con le ginocchia sbucciate, con le figurine in tasca, con i calendari profumati che raffiguravano donnine quasi nude da nascondere sotto il letto. Un mondo che in buona parte è stato divorato dalla velocità: in Amarcord tutti erano innamorati delle Mille Miglia, oggi la velocità è rappresentata da un post su twitter. Tutta un’altra storia. Sono passati molti anni. Dalla vittoria dell’oscar 43 anni, da quelle storie 85 anni. Sembra tutto così lontano ma se vi capita riguardatevi Amarcord: la dolcezza, la malinconia e qualche densa lacrima vi abbraccerà.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Povera Patria. (di Giampaolo Cassitta)
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22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
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Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
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Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
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