Vivere di proclami è come stare seduti al tavolino di un bar a sorseggiare un prosecchino durante l’happy hour. Poi, però, al lavoro si deve ritornare. Il lavoro, quello vero, prevede tutta una serie di passaggi complicati e non è una passeggiata. Un po’ come governare. Farlo affermando “faremo” “facciamo” “fatto” (fatto era lo slogan preferito del primo governo Berlusconi) difficilmente si incastra con quello che si fa per davvero e che non può prescindere da quello che già c’è stato. La lega, per esempio, ha governato l’Italia per anni e quindi, dolente o nolente, ha firmato di proprio pugno, attraverso le votazioni parlamentari, molte delle leggi che regolano ancora la vita di questo paese. Le leggi, poi, sono cose complesse che mal si conciliano con gli happy hour estivi: necessitano di diversi passaggi, eventuale copertura finanziaria e vaglio preventivo legato ad una possibile incostituzionalità. Dire, oggi, cambieremo tutto, significa che si cambieranno anche le leggi che, come lega, negli anni scorsi erano state votate. Tutto lecito, per carità. C’è un ma ed è un ma legato alla memoria in cui la maggioranza dei politici italiani difetta terribilmente, lega compresa. Quel ma è rappresentato dalla polemica di questi giorni sulla eventuale sottrazione alle gestione della rete autostradale alla società controllata da Atlantia a e dalla famiglia Benetton. Quella famiglia accusata oggi di aver ottenuto aiuti di stato dai governi (intesi quelli di centro sinistra). Se così fosse tra i complici dell’aiutino sembra esserci, invece, proprio il governo Berlusconi che, nel 2008 governava con l’allora Lega Nord. Uno dei primi provvedimenti di quel governo fu, appunto, un decreto battezzato, guarda caso, “salvabenetton” (i decreti, in questo paese servono sempre per salvare qualcosa che, comunque, la politica ha rovinato) e, più precisamente, all’articolo 8-duodecies (immaginate la semplicità di una norma che ha al suo interno l’articolo otto-duodecies) si afferna che: “le parole nonché in occasione degli aggiornamenti periodici del piano finanziario, ovvero delle successive revisioni periodiche della convenzione (si parla ovviamente della convenzione Autostrade per l’Italia ndr.) sono soppresse”. Significa che si modificava una norma precedente (quella del governo Prodi) nel quale invece le revisioni periodiche allo stato delle infrastrutture stradali erano vincolanti e periodiche. Quella norma la lega la votò e la votò anche l’allora deputato Salvini Matteo. Direte: magari il vice presidente del Consiglio attuale quel giorno non aveva letto bene, non era di sua competenza, si sa come vanno queste cose. Certo, si sa come vanno queste cose, un po’ come quell’altra norma voluta sempre dal governo Berlusconi che decideva di trasferire tutti i detenuti pericolosi e sottoposti al regime di cui all’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario nelle isole. Quella norma venne contestata violentemente dalla sinistra in aula (allora all’opposizione) e, successivamente divenne una campagna contro il governo nazionale da parte dell’allora deputato Mauro Pili che, guarda caso quella legge la votò e non pensò mentre la votava che anche la Sardegna fosse un’isola. Ecco come vanno le cose: governare è facile, stare all’opposizione è vivere in un perenne happy-hour. Quando qualcuno dirà: “e allora il Pd?” ricordategli questo piccolo episodio e giocate di controbalzo: “E allora la Lega?” In ogni caso, ricordatevi sempre di pagare gli aperitivi alla cassa prima di andar via.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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