Io, ad Alghero capitale italiana della cultura non ci avevo creduto fino in fondo. Lo dico da algherese, sicuro di beccarmi le strali di qualcuno che non sarà d’accordo. Ma io Alghero la conosco bene. E’ la mia città. Ci ho vissuto per oltre cinquant’anni e adesso ci ritorno quasi ogni quindici giorni. Alghero per gli algheresi è bellissima. E’ mare forte d’inverno e dolce d’estate, è la passeggiata, i bastioni, la “llua”, quella specie di malinconia tutta algherese che sembra essere la “saudade” brasiliana ma non è la stessa cosa. E’ l’aeroporto, la possibilità di volare verso mondi diversi, sono i pescatori che una volta vendevano il pesce al porto. Adesso non c’è più nessuno. Sono le canzoni che fanno il verso a quelle napoletane: mandolino, sole e mare. E’ la crema catalana, gli spaghetti ai ricci, la spiaggia delle bombarde, la movida di questi ultimi anni contrapposta alla “passaggiara” di noialtri buttati tra il mare e i cannoni. Alghero è la città solitaria e dolce, malinconica e desolante. Silenziosa quando occorre alzare la voce, caciarona quando, invece, basterebbe il silenzio del mare. Alghero è tutto: spiagge, estate, mare, vacanze, catalanità. E’ tutto ma in quanto a cultura qualcosa, in effetti non torna: due musei nati negli ultimi anni, pochi convegni, un palazzo dei congressi mai ultimato che osserva in estrema solitudine il mare. C’è il rally, il ciclismo, il tennis ma la cultura? Ecco io Alghero la amo ma sulla cultura qualcosa da obiettare sinceramente l’avrei. Eppure, da algherese, speravo intensamente che potesse diventare città italiana della cultura. Sarebbe servito perlomeno per cominciare un percorso culturale che spero, a questo punto, possa essere intrapreso. Al di la della capitale per un anno Alghero potrebbe diventare una bellissima città adatta anche al turismo culturale. Basta crederci e non stare sempre sull’orlo del mare a guardare il nostro ombelico e sussurrare da algheresi in estasi: “l’Alguer es l’Alguer. Ma non basta perché, come cantava il grande Pino Daniele “Chi tiene ‘o mare nun tiene niente”.
La fotografia è stata scattata da me dalla “passaggiara” il 9/10/2016
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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