Salvini dice che prima di mandare l’esercito in Libia è necessario bloccare gli sbarchi. Il rischio di infiltrazioni terroristiche sui barconi è chiaro a tutti. TRANNE A ME!
A sentirli pare di capire che l’aver fatto cadere la dittatura di Gheddafi sia stato un errore. Cioè, se il rais, dittatore, criminale di guerra l’avessimo lasciato in pace adesso non ci sarebbe ‘sto casino. Anche questo è chiaro a tutti. TRANNE A ME!
Un intervento militare in Libia è necessario e non c’è tempo da perdere. Ė chiaro a tutti. TRANNE A ME!
Ecco, seduto davanti a me in metropolitana, sulla linea 13 ho un musulmano. Ascolta musica araba dal suo Iphone mentre naviga su internet e chatta su WhatsApp.
Le sue ginocchia sfiorano le mie. I suoi occhi mi guardano e mi inquietano.
Mi sfida con lo sguardo da Plaisance a Miromesnil. Vorrebbe che abbassassi lo sguardo, lo sento. Ma non lo farò mai. Perché lui è uno dei tanti, tantissimi islamici che vivono a Parigi. E quindi che si fa? Potrebbe essere uno dell’Isis? Si, potrebbe! Potrebbe essere semplicemente un coglione arrogante come ce ne sono di qualsiasi razza, nazionalità e religione? Si, potrebbe!
Sono in metropolitana, sotto terra, nelle viscere della terra e penso che anche l’Isis è come me adesso. Nelle viscere, nel tessuto sociale di Parigi, di New York, Roma, Londra, Copenaghen, Cagliari, dovunque, in questo mondo che ci è sfuggito di mano.
Prima di rientrare a casa, ci fermiamo in un piccolo market di quelli aperti sino a notte fonda. Alla cassa c’è una donna col fazzoletto in testa, gli uomini stanno fuori, parlano, ridono e controllano. Sono mediorientali. Ci sono i tappetini per la preghiera in un angolo del locale. Sono musulmani.
Cordiali e sorridenti offrono un servizio utile e in tutta sincerità credo che a loro interessi poco o anche niente se noi donne occidentali stiamo in giro da sole la notte. Che alla cassa si paghi il latte, un pacco di biscotti, i fazzolettini di carta, una baguette, quello si che gli interessa, ovviamente. Come a tutti i commercianti di qualsiasi razza, nazionalità e religione.
Merci, au revoir
nella foto: ingresso della chiesa di Saint-Eustache 1 arrondissement
Giornalista, editorialista, opinionista, turista, altrimenti non si spiega come possa collaborare da sempre con gruppi editoriali, festival letterari, teatri, istituzioni. A tempo perso ha imparato a fare l’ufficio stampa, la blogger, l’insegnante, la PR, l’organizzatrice, il mestolo di una grande pignatta in cui sobbollono tendenze di comunicazione, arte, moda, politica e antipolitica. Questa scrive, forse bene ma non di tutto, ed entra a far parte della redazione di SARDEGNAblogger perché se la sa tirare.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design